Kenya, tutto da rifare, Annullate le elezioni

Kenya

LOMÉ, Togo - Tutto da rifare. Il presidente, Uhuru Kenyatta, non è più il vincitore e il suo principale oppositore, Raila Odinga, potrebbe ancora avere qualche speranza di successo. Le ultime elezioni presidenziali in Kenya sono state infatti invalidate ieri mattina dalla Corte Suprema che ha parlato di «incongruenze e irregolarità». Le autorità devono quindi organizzare in nuovo voto entro 60 giorni. Un’impresa che sta però mettendo a dura prova la pazienza dei keniani. In molti temono infatti un possibile ritorno alle violenze interetniche scoppiate nel 2007 e che hanno causato 1.300 morti e oltre 600mila sfollati. Venticinque morti si erano registrati anche prima dell’ultimo voto. «Abbiamo preso la decisione che le elezioni dello scorso 8 agosto non sono state condotte in accordo con la Costituzione e le leggi applicabili – ha dichiarato ieri il capo della Corte, David Maraga –. I risultati sono quindi invalidi, nulli e vuoti. Dopo aver analizzato la totalità delle prove siamo sicuri che il processo elettorale non abbia infatti rispettato i principi e i regolamenti stabiliti». La sentenza è stata approvata da 4 giudici su sei. In un discorso alla Nazione, Kenyatta si è detto «personalmente deluso» dal verdetto, sebbene lo abbia poi pubblicamente accettato definendo però «truffatori» i giudici. «Sei persone hanno deciso di andare contro la volontà del popolo – ha affermato ieri il presidente uscente, lanciando la sua nuova campagna elettorale –, vi prego però di mantenere la calma». Ci sono invece state urla di gioia e abbracci nella coalizione di partiti all’opposizione Nasa, costituita da coloro che hanno spinto per il pronunciamento della giustizia nazionale rispetto alle elezioni. «Questa scelta è storica e rappresenta il primo giudizio in Africa che ha contrastato con successo un elezione – ha sottolineato ieri James Orengo, avvocato vicino all’opposizione –. La Corte rende il Kenya molto orgoglioso». Identico il giudizio di Odinga. Iniziano però ora i problemi per la Commissione elettorale nazionale (Iebc), il cui lavoro era stato fino a poco prima celebrato a livello internazionale per la sua «efficienza». I funzionari della Iebc si sentono infatti vittime del fuoco incrociato di Kenyatta e Odinga, entrambi desiderosi di punire i responsabili. Un funzionario della stessa Commissione, Chris Msando, era stato torturato e poi ucciso qualche giorno prima delle elezioni: gli esecutori e i mandanti non sono ancora stati identificati. Sembra stato vano anche il lavoro di numerosi gruppi di osservatori elettorali: tra cui rappresentanti dell’Unione Africana, Unione Europea, e del Carter center Usa, tutti concordi nel sottolineare la regolarità delle elezioni. Ora però «la credibilità della Iebc come di tutti gli osservatori internazionali è seriamente intaccata», ha detto ad Avvenire da Nairobi un diplomatico occidentale. L’atmosfera, intanto, è tornata tesa in molte zone del Paese.

IL VINCITORE: Figlio del padre fondatore, Jomo Kenyatta, Uhuru Kenyatta, di etnia kikuyu, e la sua coalizione Jubilee avevano vinto le elezioni con il 54%. Alleato con il suo ex oppositore, Wiliam Ruto (kalenjin), Kenyatta era stato indagato dalla Corte penale internazionale, ma il processo è stato annullato

LO SCONFITTO: Figlio del primo ex vice presidente del Kenya e lui stesso ex primo ministro, Raila Odinga (di etnia luo) e la coalizione di partiti all’opposizione, Nasa, aveva ottenuto il 45% dei voti. La popolarità di Odinga è però calata negli ultimi anni, soprattutto per le divisioni interne all’opposizione

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance