Sierra Leone / Già 500 morti, sono 600 i dispersi
Il bilancio dei morti in Sierra Leone continua a salire. Secondo le ultime cifre sono almeno 499 i cadaveri recuperati dopo che la frana di lunedì scorso ha colpito decine di case a Regent, un quartiere collinoso a est della capitale, Freetown. E al momento le agenzie umanitarie sono alla ricerca di ancora 600 persone. «Le possibilità di trovare altri sopravvissuti si riducono ogni giorno – hanno riferito fonti della Croce Rossa locale –. Il governo ci ha incaricato di evacuare almeno 10mila persone dalle aree più a rischio». Le strutture ospedaliere stanno prendendosi cura dei feriti, mentre gli obitori hanno bisogno di spazi più grandi per contenere i numerosi morti arrivati in questi giorni. Nel cimitero Waterloo, vicino alle macerie della collina Mount Sugar Loaf collassata settimana scorsa, sono state invece scavate decine di fosse. La Chiesa locale ha infatti organizzato dei fune- rali di gruppo per seppellire al più presto i cadaveri ed evitare così potenziali contaminazioni che causerebbero scoppi di epidemie come il colera. «Come sempre ci si chiede se qualcosa si poteva evitare e se la saggezza umana avrebbe potuto salvare tante vite umane e tante cose costruite con fatica e duro lavoro», recita una nota inviata ieri all’agenzia Fides da padre Gerardo Caglioni, missionario saveriano residente per anni in Sierra Leone. «I governanti devono assumere le proprie responsabilità nell’amministrare questo territorio che contiene un milione e mezzo di abitanti e che sta per scoppiare come una bomba. Una pianificazione per le aree occupate va ripensata e – continua il religioso – una politica della popolazione implementata. Non si deve piangere per gli errori non corretti proprio quando si possono e si devono evitare». Sono anni che i media locali e internazionali denunciano il pericoloso fenomeno del disboscamento in corso nel Paese che rende franosi i terreni. Mentre alcuni alberi vengono utilizzati per produrre carbone per cucinare, altri vengono trafficati verso l’estero. Inoltre, le autorità e la popolazione tendono a ignorare le strade senza opere di drenaggio o fogne, oltre alla mancanza di leggi per i numerosi abusi edilizi. Le organizzazioni umanitarie stanno infatti avendo molta difficoltà a fornire aiuti logistici a causa delle continue piogge in molte aree della città. Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 22 agosto 2017
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