NIGER/Guerra e carestia, è emergenza
Lomé ( Togo) - Da quasi un decennio l’insicurezza minaccia il Niger su più fronti. A nord infuria la complessa e brutale guerra civile libica, dalle cui frontiere continuano a scendere guerriglieri, armi e profughi disperati, facilmente reclutabili nelle file dei militanti islamici . Il sud nigerino è invece infestato dai ribelli jihadisti di Boko Haram, liberi di attraversare il confine con la Nigeria per lanciare attacchi con estrema libertà d’azione.
Nelle regioni occidentali del Niger sono aumentati i gruppi armati, islamici e separatisti, provenienti da Mali e Burkina Faso; in quest’area sono tuttora in atto combattimenti e sequestri. L’est del Paese deve infine fare i conti con il Ciad, uno Stato prossimo all’implosione.
Proprio questa settimana le Forze aeree francesi sono dovute intervenire per contrastare un convoglio di ribelli che dal nord volevano dirigersi verso la capitale ciadiana, N’Djamena. Anche all’interno del territorio nigerino, però, ci sono forti tensioni. Il Niger è infatti abitato da differenti gruppi di tuareg che in passato avevano organizzato varie ribellioni contro il potere centrale.Tale scenario costringe la popolazione ai massimi livelli di povertà.
«Secondo i nostri dati relativi al 2019 – afferma un report delle Nazioni Unite reso noto ieri – saranno circa 2,3 milioni le persone ad aver bisogno di assistenza umanitaria in Niger». Le violenze, causate soprattutto dall’avanzata jihadista, hanno provocato infatti la fuga di centinaia di migliaia di civili che hanno lasciato le loro famiglie e abitazioni.
Alcuni si sono trasferiti in luoghi più sicuri all’interno del Paese, altri hanno invece oltrepassato i confini e non hanno intenzione di tornare indietro. Inoltre la siccità e le alluvioni del 2018 hanno colpito una delle produzioni alimentari maggiormente consumate in Niger: quella dei cereali. «I fenomeni naturali hanno radicalmente ridotto la nostra disponibilità di cibo – dichiara Brigi Rafini, primo ministro nigerino –. Per questo facciamo appello alla comunità internazionale affinché possa stanziare 383 milioni di dollari per aiutare 1,6 milioni di civili estremamente vulnerabili».
Ma in Niger non c’è solo chi fugge: c’è anche chi arriva. Negli ultimi anni sono state accolte nella regione meridionale di Diffa oltre 300mila persone che scappavano dagli attacchi di Boko Haram. Una situazione simile si riscontra nelle province occidentali di Tahoua e Tillaberi, vicino al Mali, teatro di regolari attentati jihadisti. «Da gennaio 2018 52mila nigerini sono fuggiti – calcola l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur) –, ma dal 2012 sono arrivati più di 57mila maliani ».
Gran parte del Sahel è ormai preda di numerosi gruppi armati che occupano vaste regioni, dove le autorità non riescono a intervenire. Dal Burkina Faso al Mali, dal Niger al Ciad, e dal nord della Nigeria al vicino Camerun, i governi locali ammettono di non poter più controllare molte zone che un tempo erano così sicure da essere considerate mete ambite per il turismo.
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 7 febbraio 2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA