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I rischi dei giornalisti somali

08 Giugno 2016

NAIROBI, Kenya – Nonostante Mogadiscio sia considerata la capitale più pericolosa al mondo per la stampa locale e internazionale, da anni i giornalisti della radio somala Shabelle continuano a trasmettere a dispetto delle quotidiane minacce che ricevono da parte dei ribelli islamici. Hassan Osman “Fantastic”, che spesso è costretto a dormire in ufficio per non essere preso di mira dai fondamentalisti, ha visto negli ultimi tre anni cinque dei suoi colleghi uccisi dai militanti dell’al Shabaab, il più agguerrito gruppo ribelle presente in Somalia. AVVENIRE: Le esplosioni che hanno insanguinato l’Uganda sono opera delle cellule di al Shabaab formatesi fuori dalla Somalia? H.O.F.: Sebbene non mi senta ancora di confermarlo, sono quasi certo che le bombe di domenica sera siano collegate all’al Shabaab. Per il momento non abbiamo ricevuto dichiarazioni da parte dei leader del gruppo ribelle, ma lo stile è senz’altro il loro, utilizzato anche qui, per le strade di Mogadiscio, o in altre zone del Paese. Inoltre, noi di radio Shabelle siamo in contatto con le autorità ugandesi incaricate della sicurezza nazionale, e i sospetti puntano tutti verso il radicalismo islamico che ha ucciso i miei colleghi e ci ha costretto a spostare la sede di Radio Shabelle in una zona più sicura di Mogadiscio. AVVENIRE: Crede quindi che l’al Shabaab abbia ormai raggiunto le capacità necessarie per colpire fuori dalla Somalia, persino in una città solitamente tranquilla come la capitale ugandese Kampala? H.O.F.: Senza dubbio. È ormai documentato che i ribelli dell’al Shabaab abbiano stretti legami con la rete di al Qaeda, per questo negli ultimi mesi lo stile dei loro attacchi in Somalia è diventato facilmente comparabile agli attentati che si riscontrano in Iraq e in Afghanistan. Inoltre, la presenza di militanti estremisti stranieri che hanno combattuto in questi ultimi due Paesi è una delle ragioni principali per cui questo tipo di attentati continua ad aumentare di numero e di livello, aggravando le tristi condizioni in cui già si trova la Somalia e minacciando l’intera regione dell’est e del corno d’Africa. AVVENIRE: È possibile che gli attentati a Kampala siano una risposta al recente annuncio dell’imminente arrivo di altri 2000 soldati voluti dai membri dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad)? H.O.F.: È possibile, ma credo che un attentato di queste proporzioni sia stato probabilmente pianificato prima dell’annuncio del contingente Igad, forse prima dell’inizio della Coppa mondiale di calcio. Gli estremisti di al Shabaab e al Qaeda hanno giurato guerra a chiunque non segua le loro regole, quindi il fatto che le truppe ugandesi e burundesi facciano parte delle forze di pace presenti a Mogadiscio, fa di Kampala e Bujumbura due dei bersagli principali per i fondamentalisti islamici. AVVENIRE: Quale sarà la risposta della comunità internazionale all’estremismo islamico che sta cercando di mettere sempre più radici in Somalia? H.O.F.: Riguardo alla sfera militare, oltre al quasi certo dispiegamento delle truppe Igad per sostenere il governo federale di transizione somalo, sappiamo che altri soldati hanno preso posizione al confine tra Somalia e Kenya, nei distretti di Balad Hawo e Dhobley, e sembrano decisi a varcarlo nei prossimi giorni. Riguardo alla sfera politica, tra una settimana inizierà proprio a Kampala il summit dell’Unione africana, e lì verranno prese ulteriori decisioni che, si spera, riusciranno a promuovere un più serio coinvolgimento da parte della comunità internazionale nei confronti della crisi somala. NB: Hassan Osman “Fantastic” è stato ucciso il 28 gennaio 2012 a Mogadiscio dai ribelli di al Shabaab davanti a casa sua. Era il terzo giornalista di Radio Shabelle morto a causa della guerra civile. SCHEDA CONTESTO: 1) Al Shabaab dichiara di voler conquistare il Corno d’Africa, lanciando minacce spesso seguite da attentati. Oltre ad attaccare le forze di pace a Mogadiscio, nella regione semi-autonoma del Somaliland quattro kamikaze di al Shabaab sono stati arrestati prima delle elezioni. 2) La Somalia è in preda ai militanti del fondamentalismo islamico. Il ministro degli esteri keniota, Moses Wetangula, ha confermato che “I terroristi islamici di al Qaeda, reduci da Iraq, Afghanistan, e Pakistan, hanno trovato rifugio in alcune zone della Somalia.” 3) Il 5 luglio, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), composta da sette membri dell’est e del corno d’Africa, ha comunicato che spedirà 2000 soldati a supporto del governo di transizione somalo. L’Eritrea ha però dimostrato la sua totale opposizione. 4) L’al Shabaab ha dichiarato di aver formato un gruppo di donne armate, pronte a combattere contro il governo di transizione somalo. Queste “militanti del jihad” sarebbero già alcune centinaia, sparse in varie zone della Somalia. 5) Il presidente somalo Sheikh Sharif Ahmed, nonostante una breve visita al fronte durante la giornata dell’indipendenza somala, rimane assediato a Villa Somalia. L’offensiva militare promossa dagli Stati Uniti non è ancora stata avviata. SAHEL: L’espansionismo di al Qaeda non sta minacciando solo l’Africa orientale, ma anche quella occidentale. Domenica scorsa, il gruppo armato di al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqim) che ha rapito ad aprile un francese nel nord del Niger, ha dichiarato che la Francia ha due settimane per soddisfare le loro richieste riguardanti il rilascio di alcuni prigionieri appartenenti all’organizzazione. “Concediamo un’estensione finale dell’ultimatum per il governo francese che non supererà i quindici giorni,” attesta un comunicato di Aqim rilasciato su internet, “Alla fine di questo periodo, se non ci sarà una risposta, la Francia avrà condannato a morte uno dei suoi cittadini.” Aqim aveva già ucciso l’anno scorso un ostaggio inglese dopo che l’ex governo di Gordon Brown aveva deciso di non negoziare con i sequestratori. Per rispondere alla crescente minaccia del fondamentalismo islamico nel nord Africa, i governi di Mali, Algeria, Niger e Mauritania hanno formato un quartier generale militare incaricato della sicurezza di questi stati Matteo Fraschini Koffi per Avvenire – 12 luglio 2010 (FYI: Questo è l'originale di un articolo prima della pubblicazione)