Partono tra le polemiche i lavori alla Grande diga Inga
13 Giugno 2016
CONGO/Partono tra le polemiche i lavori alla Grande diga Inga
DAKAR, Senegal -- Gli esperti l’hanno definito «il progetto del secolo». La Grande diga Inga che sarà costruita sul fiume Congo durante i prossimi cinque anni costerà oltre 100 miliardi di dollari e produrrà quasi 40mila megawatt di elettricità, un’energia equivalente a 20 centrali nucleari. Unico problema: l’apparente illegalità di tale progetto. «Circa 60mila persone dovranno lasciare le loro abitazioni a causa di questa folle impresa», ha detto ieri Peter Bosshard, direttore dell’organizzazione ambientale International rivers. «Le autorità congolesi stanno violando la legge nazionale, quella internazionale e le linee guida dettate dalla Banca mondiale rispetto a tali operazioni. Inoltre – ha continuato Bosshard –, verrà completamente danneggiato l’intero ecosistema di quella regione ». Il progetto è stato avviato tra gli anni Settanta e Ottanta nella Repubbli- ca democratica del Congo con l’avvio dei lavori per le prime due dighe: Inga 1 e Inga 2, vicino alle cascate Inga, situate a 225chilometri dalla capitale Kinshasa. Entro novembre dovrebbe quindi cominciare la costruzione della diga Inga 3: finanziata inizialmente con 14 miliardi di dollari per produrre 4,8mila megawatt di elettricità, la cui metà sarà de- stinata al Sudafrica e il resto dell’energia verrà venduto in Congo. La costruzione è stata invece assegnata a un consorzio di società cinesi che però rischierebbero di violare la loro stessa legge. «Il governo cinese ha ordinato ai costruttori di dighe di non iniziare i lavori senza i dovuti studi sull’impatto ambientale», recita infatti una nota da Pechino diretta alle società cinesi coinvolte in megaprogetti all’estero. Gli attivisti ambientali hanno già affermato che la diga «altererà in modo irreparabile » il corso del fiume Congo. Inoltre, l’abbondanza di pesce in quell’area sarà fortemente ridimensionata. «La diga riuscirà comunque a provvedere al 40% del fabbisogno elettrico in Africa – ha replicato ieri Bruno Kapandji, a capo del progetto –. La Inga 3 è l’unica soluzione per risolvere il problema energetico del Paese». Le critiche però continuano a fioccare. Le prime due dighe, infatti, funzionano al minimo delle loro capacità a causa dei conflitti armati, della corruzione, e della mancanza di esperti e fondi per provvedere alla loro manutenzione. Inoltre: «Le persone trasferite nei casi precedenti stanno aspettando da oltre 40 anni la compensazione che gli era stata promessa – ha spiegato Rudo Sanyango, a capo del dipartimento Africa di International rivers –. Parlando con gli abitanti dell’area mi sono resa conto di quanto poco sappiano rispetto a tali progetti». --- Matteo Fraschini Koffi per Avvenire, 4 giugno 2016 ---
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