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La ricchezza della Nigeria non diventa benessere

14 Agosto 2016

DAKAR (SENEGAL) -- Un tasso di crescita annuo del 7,5%, ma oltre 2mila bambini muoiono ogni giorno

prima di raggiungere i cinque anni. Tra i maggiori produttori petroliferi del Continente con quasi 2 milioni di barili di greggio al giorno, ma una donna su 13 rischia di morire durante la gravidanza o il parto. Queste sono solo alcune delle statistiche in grado di far luce sull’alto livello di contraddizioni che contraddistingue la realtà paludosa del colosso nigeriano. «La Nigeria ha un’aspettativa di vita media di 52 anni di età, vent’anni al di sotto della media globale – commenta Francesca Prosperi, della società di consulenza Boston consulting group (Bcg) –. I dati raccolti rispecchiano la situazione paradossale di un Paese in cui le pressioni economiche e sociali stanno portando il governo a doversi attivare rapidamente al fine di convertire la propria ricchezza in benessere». «Sbloccare il potenziale della Nigeria: il cammino verso il benessere», è il titolo del recente studio sul caso nigeriano redatto dal Bcg. In uno Paese dove per decenni il petrolio ha rappresentato la principale risorsa naturale ed economica nazionale, l’82% della popolazione vive ancora con meno di due dollari al giorno. Inoltre, con il forte calo del prezzo dell’oro nero, l’amministrazione del presidente, Muhammadu Buhari, è allo stesso tempo vittima e artefice di una corsa contro il tempo per cambiare radicalmente la situazione. «Da maggio 2016 abbiamo dispensato una somma di 247miliardi di naira, pari a circa 770milioni di dollari», ha affermato lo scorso luglio Kemi Adeosun, ministro delle finanze nigeriano. «Stiamo cercando di affrontare il deficit delle infrastrutture e rivitalizzare l’economia. Nonostante tutte le difficoltà cui la popolazione è soggetta – ha continuato Adeosun –, riusciremo a vincere queste sfide economiche entro la fine del 2016». Secondo lo studio del Bcg, sono cinque le sfere più importanti su cui le autorità della capitale Abuja dovrebbero focalizzarsi: governance, società civile, infrastrutture, educazione e sistema sanitario. «Il governo nigeriano dovrebbe sfruttare questo periodo di prezzi bassi del greggio per ridurre o eliminare ufficialmente i sussidi legati all’industria petrolifera – evidenzia il rapporto nel capitolo legato al necessario miglioramento delle norme governative –. Indispensabile è anche l’uso delle tec- nologie digitali nel governo per evitare dispersioni e aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti del loro rapporto con le autorità». In relazione al settore delle infrastrutture, il valore ammonta al 35% del Pil, quando nelle grandi economie si raggiunge una media del 70%. Come altri suoi colleghi, Abdulfatah Ahmed, governatore dello Stato federale di Kwara, si è infatti organizzato per lanciare il Fondo per lo sviluppo delle infrastrutture: «Affinché si riesca ad alimentare la produttività dello Stato e la creazione del benessere – ha comunicato alla stampa il funzionario nigeriano –, abbiamo bisogno di investimenti governativi e privati per sopperire al deficit multisettoriale delle infrastrutture di un valore di circa 225miliardi di naira». Sarà però difficile ottenere risultati soddisfacenti senza un serio miglioramento rispetto alle fragili fondamenta su cui si basa il sistema dell’istruzione e della sanità. «Molte società hanno difficoltà a trovare lavoratori di alta qualità – continua il rapporto –. In Nigeria sono diversi i limiti riscontrati sia in campo accademico che tecnico».

 

IL DATO/La corruzione il freno economico più potente. Senza eccessi in 25 milioni sarebbero già sopra la soglia di povertà

La Nigeria è nota per i suoi alti livelli di corruzione. Nel 2014, l’ex governatore della Banca centrale, Lamido Sanusi, ha perso il lavoro dopo aver rivelato un buco di oltre 18 miliardi di dollari sfumati tra il 2012 e il 2013. Gli analisti affermano però che si tratta solo della punta di un iceberg molto più grande. «A causa degli eccessi di corruzione nel Pease – ha recentemente spiegato Andrew Nevin, capo economista presso la PricewaterhouseCoopers (PwC) in Nigeria –, circa 25 milioni di nigeriani avrebbero dovuto da tempo passare dalla soglia di povertà a quella di un reddito basso o medio». Nell’ultimo anno, però, le autorità hanno lanciato una dura campagna contro la corruzione. Diverse personalità legate alla politica e a gli affari sono in prigione o sotto processo. Lo scorso giugno, il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, ha annunciato davanti alla stampa di aver recuperato quasi 10 miliardi di dollari in denaro e beni, molti trasferiti nei paradisi fiscali di mezzo mondo.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 14 agosto 2016

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