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Kenyatta verso la riconferma

10 Agosto 2017

KENYA - Uhuru Kenyatta si è apparentemente aggiudicato un secondo mandato presidenziale . I risultati preliminari danno al presidente uscente il 54,4% dei voti, abbastanza per evitare di ripresentarsi al ballottaggio contro il suo principale oppositore, Raila Odinga. I tumulti per le strade del Paese, però, sono già iniziati. La coalizione di partiti all’opposizione, Nasa, ha accusato la Commissione elettorale (Iebc) di non indagare adeguatamente sulle discrepanze tra i risultati comunicati verbalmente dagli scrutinatori e quelli trasmessi elettronicamente. «Questi risultati sono falsi, si tratta di una frode, i numeri non riescono a essere credibili – ha commentato ieri Odinga, che ha ottenuto il 44% dei voti –. Evidentemente, dietro c’è un lavoro massiccio degli hackers, incaricati di modificare i voti». La Commissione keniana per i diritti umani non ha confermato l’hackeraggio. Ha invece parlato di alcune irregolarità legate, per esempio, al «confronto tra i risultati provvisori e i documenti compilati ai seggi». In un caso, per esempio, sono stati registrati sul sito della Iebc 439 voti respinti sebbene i documenti cartacei ne risultassero solo quattro. Tali dichiarazioni hanno provocato l’ira dell’opposizione. E già cinque persone sono rimaste uccise negli scontri. «Due facevano parte di un gruppo che stava protestando nella regione, dove gli agenti sono stati mandati per sedare le manifestazioni – ha confermato la polizia mentre cercava di gestire le tensioni a Mathare, una baraccopoli della capitale, Nairobi –. Tra i dimostranti c’erano anche ladri che hanno sfruttato la confusione e non hanno obbedito alla polizia». Altre tre persone sono state uccise a colpi di machete a Tana, sulla costa, in un centro per il conteggio dei voti. Le forze dell’ordine hanno anche sparato e lanciato gas lacrimogeni contro un gruppo di sostenitori di Odinga nella città settentrionale di Kisumu. La gente manifestava urlando: «No Raila, no pace!» Il leader oppositore ha però detto di non avere «alcun controllo sul popolo». La Iebc ha consigliato alla popolazione di «aspettare con calma i risultati definitivi ». Le violenze del periodo postelettorale nel 2007-2008 avevano provocato circa 1.300 morti e oltre 650mila sfollati. Molti sperano che le cose adesso non vadano altrettanto male. «È una questione che riguarda il conteggio dei voti e non penso avrà esiti gravi come quella avvenuta nelle elezioni di dieci anni fa. Ritengo che, comunque, verrà meglio gestita dalle autorità», spiega l’analista Gardner Rusike. Il governo ha lanciato un appello ai cittadini affinché ognuno si prenda le proprie «responsabilità», e ci si astenga da «qualsiasi azione che metta in pericolo la vita delle persone o la stabilità del Paese».

L’intervista /

«La componente etnica non è stata decisiva»

«La maggior parte di noi keniani è soddisfatta di come sono andate le elezioni, per questo la situazione è ancora relativamente calma rispetto alle presidenziali del 2007». È questa l’opinione di Rodgers Ngala, analista keniano residente sulla costa, regione che per anni è stata fedele al leader dell’opposizione, Raila Odinga. Secondo l’esperto, sono molti i fattori di novità che si sono registrati nella competizione rispetto al passato. In particolare, il voto s’è fatto più fluido e meno legato alla componente etnica. Un fenomeno che Ngala ha osservato soprattutto nei confronti di Odinga.

Nel caso Kenyatta fosse confermato presidente, cosa si aspetterebbe la gente da lui?

Molti cittadini si lamentano dell’elevato costo della vita. L’inflazione è resa ancora più acuta, negli ultimi anni, da vari fattori, tra cui la corruzione e le ingenti risorse destinate alla lotta al terrorismo. Credo che Kenyatta possa farcela, anche qui sulla costa del Paese. Stavolta è stato più attento anche a considerare le esigenze delle zone più lontane dalla capitale, Nairobi. A cui ha promesso piani di sviluppo.

Secondo lei, l’opposizione protesterà molto per i risultati?

Protesterà, ma dubito che avrà molto supporto. Prevedo una partecipazione limitata in caso di eventuali manifestazioni. Per molti anni, una fetta consistente della popolazione ha dato fiducia a Raila Odinga, offrendogli voti. Questa volta, però, anche i sostenitori sembrano stanchi delle sue lamentele. La Commissione elettorale ha lavorato bene e in modo trasparente, lo dimostra il fatto che altri leader dell’opposizione hanno ottenuto incarichi di rilievo, soprattutto nell’amministrazione locale.

Qual è l’atmosfera in questo periodo di attesa nelle varie parti del territorio?

È piuttosto tranquilla. In molte località dell’ovest del Kenya, roccaforte di Odinga, la tensione è maggiore. Stiamo tutti aspettando il verdetto ufficiale della Commissione, la quale ha ancora quattro giorni per esprimersi.

Pensa che anche quest’anno la popolazione keniana abbia votato per appartenenza etnica come sempre in passato?

Credo ci sia stato un cambiamento con queste elezioni, seppur non enorme. Ho visto molti cittadini scegliere più in base al profilo dei candidati che all’etnia. Durante gli anni passati, per esempio, la costa era al 100 per cento pro-Odinga. Quest’anno, invece, c’è stata una spartizione dei voti fra i leader in competizione.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 10 agosto 2017

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