In vista dell’uscita dall’Unione Europea la Gran Bretagna fa la corte all’Africa
DAKAR, Senegal - «La Gran Bretagna avrà il ruolo di partner-investitore di prima scelta per l’Africa». Il messaggio del primo ministro inglese, Boris Johnson, è chiaro. A pochi giorni dall’uscita definitiva del Paese dal blocco europeo, Londra ha organizzato ieri il 'UK-Africa investment summit',
un incontro legato esclusivamente ai futuri legami commerciali tra il Regno unito e l’Africa. All’evento hanno partecipato leader e rappresentanti di ventun Paesi africani insieme a funzionari politici e uomini d’affari. Al summit era presente anche il principe Harry, appassionato di Africa e pronto ad abbandonare ufficialmente il suo titolo reale.
«I soldi delle nostre tasse non finanzieranno più i progetti esteri legati all’uso del carbone – ha assicurato ieri Johnson durante il suo discorso iniziale –. Invece ci focalizzeremo nell’aiutare gli Stati africani a estrarre e sfruttare gas e petrolio nella maniera più pulita e responsabile possibile. Inoltre incoraggeremo questi Paesi a investire nell’energia solare, idroelettrica e eolica ». La Gran Bretagna non perde quindi tempo. In stretta competizione con la strategia dell’Unione Europea, Londra ha subito iniziato a rafforzare i rapporti economici con il continente Africano di cui, durante il summit, ha vantato le buone relazioni già esistenti con le sue ex colonie.
Al summit sono stati firmati undici accordi che valgono per il momento oltre 6 miliardi di sterline. Gli esperti spiegano che la cifra è destinata ad aumentare nei prossimi giorni. Le società britanniche hanno, per esempio, costruito lampioni solari in Nigeria e birrifici sostenibili in Kenya. Londra delineerà nel futuro prossimo la sua nuova strategia in Africa che, secondo fonti presenti all’evento, punterà soprattutto su commercio e infrastrutture. Non solo, i fondi della cooperazione gestiti dal Dipartimento per lo sviluppo internazionale
(Dfid) saranno d’ora in avanti utilizzati in particolare per progetti nei settori della tecnologia digitale, dell’energia verde e delle donne nell’imprenditoria.
Grazie alla rapida crescita economica e demografica, l’Africa rappresenta infatti un mercato molto attraente per gli investitori a lungo termine. «Le relazioni con l’Africa saranno super cariche – ha confermato ieri Alok Sharma, ministro inglese per lo sviluppo internazionale –. Con contratti commerciali, di business, e investimenti firmati in tutte le direzioni». Sebbene i legami economici britannici con il continente nero rimarranno simili a quelli già esistenti durante l’intero 2020, Londra guarda con grande ottimismo al futuro. «Anche dopo la Brexit gli accordi con la Gran Bretagna resteranno praticamente uguali a quelli che aveva all’interno dell’Ue con l’Africa – ha detto Liz Truss, ministro britannico per il commercio internazionale –. Non ci saranno quindi ulteriori ostacoli rispetto al commercio tra noi e il continente africano».
Johnson ha per esempio lanciato lo scorso settembre un partenariato economico con l’Unione doganale dei Paesi dell’Africa merdionale (Sacu), di modo da non alterare la relazione che Londra ha instaurato negli anni con Mozambico, eSwatini (noto fino al 2018 come Swaziland, ndr), Lesotho, Mozambico, Botswana, Namibia e Sudafrica. «Prima o poi, però, i cosiddetti 'accordi di continuità' finiranno – sottolinea la stampa inglese –. In quel momento emergeranno le vere opportunità e sfide rispetto al rapporto commerciale con l’Africa».
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 21 gennaio 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA