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Mausolei distrutti a Timbuctu: è crimine di guerra

02 Marzo 2016

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per Avvenire

NAIROBI, Kenya - Per la prima volta nella storia, un militante jihadista è comparso ieri davanti alla Corte penale internazionale (Cpi) all’Aja

con l’accusa di aver distrutto un «patrimonio culturale dell’umanità». L’abbattimento dei mausolei di Timbuctu è stato infatti giudicato un «crimine di guerra». «Ahmad al-Faqi al-Mahdi, membro di Ansar Dine, ha distrutto dei monumenti storici insostituibili – ha dichiarato ieri Fatou Bensouda, procuratore generale della Cpi –. Il suo è stato un cinico attacco alla dignità e all’identità di intere comunità e delle loro radici religiose e storiche». Era il giugno 2012 quando nel nord del Mali diversi miliziani islamici hanno preso asce e picconi e si sono avventati contro alcuni siti storici della città di Timbuctu. Al-Mahdi, un ex insegnante di etnia tuareg, ha personalmente supervisionato e provocato la distruzione di nove mausolei e moschee. «Questi siti religiosi e storici non erano parte di obiettivi militari – ha detto Bensouda, parlando anche degli attacchi contro le statue di Bamiyan in Afghanistan e nella città siriana di Palmira –. Tali crimini danneggiano lo spirito e l’anima dei popoli». La Procura dovrà ora convincere i giudici di aver raccolto abbastanza prove per giustificare un processo contro Mahdi. Timbuctu, detta anche la «città dei 333 santi », ha rappresentato tra il tredicesimo e diciassettesimo secolo un importantissimo crocevia commerciale e centro spirituale nella regione. L’abbattimento dei santuari da parte dei qaedisti aveva scatenato un profondo sgomento tra i capi dell’Unesco e nel mondo accademico internazionale.

 

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