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Africa ed Europa unite dal gasdotto sahariano

08 Gennaio 2016

per Avvenire

Il maxi-progetto è registrato nel programma del «Nuovo partenariato per lo sviluppo»

LOMÉ ( TOGO) La dimensione del progetto ha pochi precedenti. L’obiettivo è di permettere all’Europa di usufruire delle riserve di gas nigeriane, non più trasportandole via mare, ma attraverso una rete di gasdotti lunga più di 4mila chilometri.
Anno dopo anno, infatti, il Trans-saharan gas pipeline ( Tsgp) sembra diventare realtà. Un tubo che dalla Nigeria meridionale, raggiunge la costa mediterranea dell’Algeria, passando per il Niger.
Sebbene l’idea ha le sue origini nel periodo post-coloniale africano, i primi accordi furono firmati solo nel 2002. «Il Memorandum d’intesa tra le due compagnie statali petro-lifere, l’algerina Sonatrach e la Nigerian national petroleum corporation (Nnpc), ha lanciato uno studio di fattibilità del Tsgp», spiega un vecchio rapporto di Mohamed Yousfi, membro di Sonatrach.
«Questo progetto importante, registrato nel programma dell’agenzia del Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa (Nepad), ha una doppia natura trans-africana e trans-mediterranea. La realizzazione – sottolinea il rapporto – sarà un esempio della cooperazione Sud-Sud e contribuirà al consolidamento della cooperazione tra Sud e Nord nel campo dell’energia».
Si tratta però di una strada lunga e tortuosa. Nel 2006 lo studio di fattibilità viene concluso e nel 2008 entra in gioco il Niger come co-sponsor del progetto. Nel 2009, quindi, Algeria, Niger e Nigeria firmano un altro accordo inter-governamentale: 30miliardi di metri cubi di gas all’anno per l’Europa, con un costo di 10miliardi di dollari per la costruzione del gasdotto e un investimento di circa 3miliardi di dollari per i centri di raccolta del gas. Si stima che la Nigeria voglia inizialmente utilizzare 5trilioni di metri cubi di gas che equivarrebbero a circa 10 anni di consumi dell’Unione europea. «Il progetto sarà dispendioso, difficile da implementare e un bersaglio per possibili sabotatori – scriveva nel 2009 il giornalista inglese Derek Brower, specialista nel settore dell’energia globale –. Nonostante ciò, sembra che l’intenzione sia quella di andare avanti». In quel periodo, infatti, il gigante petrolifero francese, Total, annuncia pubblicamente di voler partecipare alla costruzione del gasdotto cominciando dalla Nigeria. La russa Gazprom e l’anglo-olandese Shell, dimostrano anch’esse un forte interesse. Tra alti e bassi, i negoziati proseguono in maniera molto discreta. Tre anni dopo le idee iniziano a farsi ancora più concrete. «Il gasdotto comincerà dalla città di Calabar, Nigeria meridionale, continuerà verso il Niger e raggiungerà Hassi R’Mel in Algeria – affermava un articolo della stampa nigeriana nel 2012 –. Ad Hassi R’Mel, il gasdotto si collegherà alle strutture Medgaz e Galsi, una rete di gasdotti già esistente della regione trans-mediterranea per arrivare nel porto spagnolo di Almeira».
Alle società petrolifere che avevano già espresso il loro interesse, si aggiungono l’indiana Gail e l’Eni. Anche i costi potenziali aumentano fino a un totale di 20miliardi di dollari. Secondo gli analisti, lo scetticismo rispetto al progetto è tanto quanto l’ottimismo. Nel 2012 si pensava che tutto sarebbe terminato in tre anni. Con l’inizio del 2015, però, si è certi che i lavori continueranno almeno fino al 2018. «Gli ottimisti considerano il Tsgp un’opportunità preziosa per l’Europa bisognosa di diversificare i suoi fornitori di gas. Inoltre – commenta il sito d’informazione, Northafricapost.com –, il delta del Niger è meno remoto rispetto alle riserve di gas russe in Siberia».

Nigeria a tutto gas, ma mancano infrastrutture
Le cifre sono discordanti, ma si stima che le riserve di gas naturale nigeriano ammontino a circa 200trilioni di metri cubi, tre volte tanto rispetto alle riserve petrolifere. La Nigeria è quindi il primo Paese del continente africano e il settimo al mondo rispetto a tale potenziale.
Secondo il dipartimento nigeriano delle risorse petrolifere (Dpr), il Paese è tra i trenta Stati al mondo per produzione di gas, sebbene ci sia una forte «mancanza di infrastrutture e conseguente commercializzazione del prodotto che al momento continua a bruciare inutilmente». Un’analisi dell’Amministrazione statunitense per l’informazione sull’energia (Useia) afferma infatti che: «Una grande parte del gas naturale, il 15% nel 2013, viene sprecato perché non viene ancora raccolto». Inoltre, la Nigeria non sta riuscendo a sfruttare in modo ottimale il Gasdotto dell’Africa occidentale (Wagp) a causa di atti di sabotaggio e vandalismo. Gli ostacoli per una buona riuscita del progetto Tsgp sono ancora molti. (M.F.K.)

 

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