Mezzo mondo a caccia del gas del Mozambico
per Avvenire
Decine di colossi (Eni compresa) lottano per il giacimento più grande del pianeta
LOMÉ ( TOGO) - L’obiettivo è molto chiaro: trasformare il Mozambico nel terzo più grande produttore di gas naturale liquefatto (Gnl) al mondo. Un’impressionante sfida iniziata intorno al 2010, quando è stata annunciata la scoperta di un gigantesco campo di gas nelle acque a nord del territorio mozambicano. Da allora c’è stata una spaventosa corsa verso il Paese che ha attirato, come mosche sul miele, decine di società italiane ed estere. «La Empresa Nacional de Hidrocarbonetos (Enh), la società nazionale degli idrocarburi, sembrava essere in letargo durante i suoi 35 anni di vita, ha scritto il Financial Times. Ma negli ultimi anni hanno bussato alla sua porta le più importanti compagnie energetiche per cercare le più grandi, inesplorate riserve di gas del pianeta ». L’Eni e l’americana Anadarko Petroleum stimano che ci siano almeno 25mila miliardi di metri cubici di gas nel bacino settentrionale di Rovuma, a largo delle coste di Cabo Delgado. «Dobbiamo però velocizzare di molto la nostra andatura e renderla più simile a quella del mercato estero – spiega Omar Mitha, ex banchiere e capo della Enh dallo scorso agosto –. Le opportunità potrebbero infatti presto ridursi poiché le dinamiche dell’energia mondiale stanno cambiando».
Mitha si riferisce all’abbassarsi del prezzo del petrolio, alla conseguente riduzione delle spese e alla posticipazione di alcuni progetti delle compagnie petrolifere, e alla concorrenza dei Paesi produttori di Gnl come l’Australia e gli Stati Uniti. Nonostante l’enorme pressione sul governo e sul settore energetico locale, il Mozambico continua a fare molta gola a società di diverse nazionalità. Le sudafricane Sasol e Compagnia per lo sviluppo del gas (iGas) sono legate ai due condotti costruiti nel sud mozambicano per servire i clienti in Mozambico e in Su- dafrica. Allo stesso tempo, Sasol ha avuto il permesso di esplorare i giacimenti dell’entroterra vicino alle cittadine sudorientali di Panda e Temane. Nel bacino di Angoche, invece, la licenza per le esplorazioni è stata data a Eni, Sasol, e alla norvegese Statoil. «L’area di Angoche rappresenta una frontiera molto promettente grazie al suo potenziale petrolifero – ha affermato lo scorso novembre Nick Maden, vice-presidente per le attività esplorative di Statoil – . Tale posizione rafforza e sviluppa il nostro portfolio globale delle esplorazioni». Le indiane Ongc Videsh (Ovl), Videocon e Oil India si sono aggiudicate i diritti per produrre e sviluppare una percentuale dei giacimenti già in possesso di altre società nel bacino di Rovuma. «Ci aspettiamo che le prime esportazioni di petrolio e Gnl verso l’India inizino nel 2018», ha detto un entusiasta Narendra K. Verma, manager presso Ovl. Nella stessa regione si lotta per i diritti di produzione, sviluppo e contratti di costruzione anche tra le coreane Samsung heavy industries e Kogas, la multinazionale francese Technip, la giapponese Jgc, la portoghese Galp Energia, e la cinese Cnpc. Ancora non si ha la certezza di quando comincerà la produzione di Gnl. Ma l’ingente quantità di investimenti, in un Paese relativamente vergine come il Mozambico, ha provocato il proliferarsi di numerose piccole e medie imprese straniere, tra cui molte italiane. «Il Paese deve ancora progredire molto in termini di lotta alla corruzione ed efficacia della burocrazia locale – affermano gli esperti –, ma niente sembra fermare questa ondata di investimenti esteri».
A MAPUTO
Aperta la Camera di Commercio A luglio del 2015 è stata istituita nella capitale mozambicana, Maputo, la Camera di commercio Mozambico-Italia (Ccmi). L’obiettivo è di «rafforzare la cooperazione fra le aziende ed i settori economici dei due Paesi». Questo è solo uno degli ultimi segnali che evidenziano lo stretto legame storico tra l’Italia e il Mozambico. L’accordo di pace che determinò la fine della guerra civile nel 1992 fu firmato grazie soprattutto all’Italia, attraverso l’allora inviato speciale Mario Raffaelli e la Comunità di Sant’Egidio. Nel luglio del 2014, Matteo Renzi fu invece l’unico presidente del consiglio italiano a visitare il Paese. Dopo di lui si sono susseguite molte altre missioni della diplomazia e del settore finanziario italiano. Idrocarburi, edilizia, infrastrutture, biocombustibili, agroindustria, turismo, trasporti e servizi, sono i principali settori in cui l’Italia sta investendo. Come ha previsto l’ex ambasciatore italiano, Carlo Lo Cascio: «Ora dal Mozambico non ce ne andremo più».
Matteo Fraschini Koffi
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