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Alta tecnologia e agricoltura Così Israele torna in Africa

26 Aprile 2016

Alta tecnologia e agricoltura Così Israele torna in Africa

Nuova ondata di investimenti nel Continente Prima visita del premier nei Paesi subsahariani

NAIROBI (KENYA) «Israele sta tornando in Africa. L’Africa sta tornando in Israele. E il tutto sta succedendo in grande stile ». Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, l’ha recentemente detto alla Knesset. L’aula era gremita di parlamentari israeliani e ambasciatori africani, insieme per la prima volta nella storia. Un impegno necessario per Israele. A causa dei difficili rapporti con gran parte della comunità internazionale legati al conflitto israelo-palestinese, Bibi, come è comunemente noto, è in disperata ricerca di nuovi alleati: vuole ravvivare la propria economia e guadagnare supporto alle Nazioni Unite. Niente sembra infatti arrestare l’onda di investimenti tra Israele e Africa nel futuro prossimo. «Il continente africano, avendo una delle più alte crescite al mondo, è in grado di fornire molte opportunità commerciali», ha dichiarato lo scorso marzo Yoram Elron, responsabile per l’Africa presso il ministero degli esteri israeliano. «Sfrutteremo la nostra esperienza in settori come agricoltura, telecomunicazioni, energie rinnovabili e infrastrutture. Inoltre – ha continuato Elron –, le nostre capacità militari saranno di grande aiuto contro la minaccia jihadista in vari Paesi africani». Netanyahu è infatti pronto a partire. La prima visita di un primo ministro israeliano in Africa subsahariana. «Nonostante il programma del suo tour non sia ancora pubblico – affermano gli analisti –, si sospetta che a luglio il capo di governo viaggerà in Ruanda, Kenya, Etiopia e Uganda». Un appuntamento molto importante per diversi aspetti. Luglio segnerà infatti i 40 anni dalla morte del fratello maggiore, Yonatan Netanyahu. Quest’ultimo fu l’unica vittima israeliana dello storico raid nell’aeroporto ugandese di Entebbe, quando nel 1976 le forze speciali liberarono alcuni loro connazionali presi in ostaggio dai terroristi palestinesi. Netanyahu sarà comunque in Africa soprattutto per fare business. «Chiedo agli uomini e donne d’affari israeliani di venire a sfruttare il clima di investimenti commerciali di cui gode il mio Paese», ha detto il presidente keniano, Uhuru Kenyatta, invitato lo scorso febbraio a Gerusalemme. La stessa atmosfera si respira nei Paesi limitrofi di Uganda e Sud Sudan. Diversi studenti di entrambi gli Stati hanno infatti imparato in Israele tecniche di agricoltura e piscicoltura praticate nei kibbutz. «Alcuni governi africani non potranno che beneficiare dalla tecnologia israeliana agricola e dell’acquacoltura», ha affermato alla stampa Na’eem Jeenah, a capo dell’Istituto di ricerca Afro Mediorientale di base in Sudafrica. È proprio in questa regione che Lev Avnerovich Leviev, uno dei più grandi uomini d’affari israeliani, ha investito per anni nei settori minerario, edile, e dell’energia. Le tracce di Leviev sono molto presenti in Angola, dove l’uomo d’affari ha dominato il mercato dei diamanti. Ma anche in Namibia attraverso un progetto legato a una miniera marina di fosfati. In Togo, il mercato dei fosfati è invece influenzato da tempo da un altro israeliano, Raphy Edery, il quale rappresenta il volere di Israele presso la Société nouvelle des phosphates du Togo (Snpt). «Israele e Ghana hanno collaborato su molti fronti tra cui la gestione dei rifiuti – hanno invece sottolineato gli esperti durante la visita in Israele del ministro degli affari esteri del Ghana, Hanna Tetteh, avvenuta lo scorso marzo –. In futuro non mancherà inoltre una promozione bilaterale nei campi dell’istruzione, dell’agricoltura e degli investimenti».

LA STRATEGIA: Tel Aviv prima a riconoscere il nuovo Stato del Sud Sudan

Israele è stato uno dei primi governi ha riconoscere il nuovo Stato del Sud Sudan, diventato indipendente il 9 luglio 2011. Il 10 luglio, Gerusalemme era infatti già all’opera. «Il cielo è il nostro unico limite», ha dichiarato l’uomo d’affari Meir Greiver, fondatore della Sud Sudan development company ltd., una società dedita a creare opportunità commerciali per gli israeliani sul territorio sudsudanese. Un esempio è la «Global», azienda israeliana che sta investendo nella produzione di cibo nello Stato sudsudanese di Imatong, dove il governatore, Nartisio Manir, è interessato a una coltivazione di massa. Ma le relazioni economiche tra i due Paesi risalgono fino alla guerra civile tra Sudan e Sud Sudan negli anni cinquanta. Tra le principali attività, c’erano la vendita di armamenti e le progettazioni petrolifereMatteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 26 aprile 2016