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RDCongo, il dinosauro Kabila cede: non correrà per il terzo mandato

08 Agosto 2018

Lomé, TOGO - L’annuncio ha sorpreso tutti. O quasi. Joseph Kabila, 47 anni, presidente della Repubblica democratica del Congo dal 2001, ha confermato ieri che non si candiderà alle elezioni generali previste per il 23 dicembre. Al suo posto è stato scelto l’ex ministro dell’Interno, Emmanuel Ramazani Shadary . «Il candidato del Partito del popolo per la ricostruzione e la democrazia (Pprd) sarà Shadary – ha confermato Lambert Mende, ministro dell’Informazione –. Rappresenterà la nostra famiglia politica nelle elezioni presidenziali».

Ieri era l’ultimo giorno possibile per presentare le varie candidature. Il governo ha però posticipato per due anni la data del processo elettorale a causa della difficoltà di organizzazione in un contesto marcato da grande instabilità in diverse regioni del Paese. Sebbene l’élite politica congolese abbia sempre dichiarato che la scelta del prossimo candidato era una questione nazionale, sono state forti le pressioni esercitate dalla comunità internazionale. «Se Kabila si ripresenterà alle elezioni del 2018 – aveva recentemente detto Nikki Haley, ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite –, il Paese non avrà più il sostegno degli Usa». Anche l’Unione Eeuropea, responsabile delle sanzioni contro diversi politici congolesi, si era espressa contro la candidatura di Kabila. Il sentimento anti-Kabila, inoltre, si era diffuso in gran parte della popolazione. Gli accordi di San Silvestro, firmati nel 2016 grazie alla mediazione della Chiesa, stabilivano che il presidente in carica non avrebbe potuto essere eletto per un terzo mandato. Fino all’ultimo, però, Kabila sembrava intenzionato a non rispettare i patti La Repubblica Democratica del Congo non ha mai conosciuto una transizione di governo pacifica da quando ha ottenuto l’indipendenza dal Belgio nel 1960.

Data l’ambiguità del presidente nei confronti degli accordi di San Silvestro, gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da violenti proteste e dure repressioni da parte delle Forze di sicurezza. Sono stati centinaia i morti in varie località del Paese tra cui la capitale, Kinshasa, la regione centrale del Kasai e quelle nord-orientali di Kivu e Ituri. Tra i più attivi fra i manifestanti c’erano i cattolici appoggiati dalla Chiesa locale. «Molti preti sono stati rapiti e aggrediti a causa della loro opposizione - hanno commentato le organizzazioni per i diritti umani - . Gli ultimi due anni hanno rappresentato un altro periodo buio della storia congolese». Durante le differenti proteste, le forze di sicurezza sono arrivate a sparare fuori e dentro le chiese durante le Messe domenicali per intimidire la popolazione. L’anno scorso, in seguito a una ribellione nelle province centrali del territorio, la Nazioni Unite hanno trovato diverse fosse comuni con centinaia di cadaveri. «Sia le milizie ribelli del Kwamina Nsapu che l’esercito congolese si sono macchiati di gravi crimini», aveva affermato Amnesty International. Ora, però, tocca all’opposizione unirsi per tentare la sorte contro Shadary. Tra i principali candidati oppositori, che sfideranno Shadary, ci sono Fèlix Tshisekedi, l’ex capo ribelle Jean-Pierre Bemba, e l’ex presidente del Parlamento, Vital Kamerhe.

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