Nigeria. «Così Boko Haram ci trasforma in bombe»
Foto: Donne rapite da Boko Haram
NAIROBI «Corano e violenza». È così che Rahila Amos – rifugiata nigeriana in un campo profughi nel nord del Camerun dopo essere sfuggita ai jihadisti – ha descritto al NewYork Times il suo periodo di addestramento nella mani di Boko Haram. E per chi non eseguiva gli ordini: niente cibo. «Ci insegnavano a far esplodere persone e edifici», ha spiegato la kamikaze mancata. «Le bombe dovevamo metterle sotto le ascel- le, nasconderle tra le vesti oppure nelle ceste della frutta. Inoltre – ha continuato –, ci facevano partecipare ai riti funebri di ogni attentatrice suicida che partiva in missione». Secondo un recente rapporto di agenzie umanitarie, Boko Haram ha usato «oltre 100 donne e bambine delle circa 2mila persone rapite dal 2012». Rahila Amos ha affermato di aver incontrato anche molte ragazze di Chibok, le studentesse rapite due anni fa in Nigeria e di cui non si è più saputo niente. Le autorità in Camerun stanno utilizzando questi racconti per capire il modo in cui i ribelli nigeriani operano. «Le addestrano per massimizzare il numero delle vittime – ha spiegato il colonnello Didier Badjeck, portavoce della Difesa camerunese –. I nostri militari hanno inoltre trovato case usate come prigioni per queste donne e ragazzine ». Nonostante l'avanzata jihadista includa ormai Camerun, Nigeria, Niger e Ciad, l'offensiva della forza multinazionale contro Boko Haram continua. Con scarsi risultati.
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