Mali, la guerriglia è il nuovo fronte
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per Avvenire
Città sotto controllo, però l’immenso Nord resta la sfida più dura Otto militari maliani uccisi in due esplosioni a Douentza e a Gao
DA SEVARE (MALI) MATTEO FRASCHINI KOFFI I l comandante maliano Ismael Diarra non ha altra scelta se non quella di seguire gli ordini dei suoi superiori. La sua espressione, sebbene apparentemente cordiale e rassicurante, mostra invece una certa inquietudine. «Ho ricevuto ordini precisi di non farvi lasciare la città di Sevare per spostarvi verso il Nord», inizia davanti a una folta cerchia di giornalisti della stampa internazionale desiderosa da tempo di recarsi nelle aeree dei combattimenti, «La sicurezza nella regione è ancora problematica e il rischio di rapimenti o attacchi è tuttora valido».
Diarra non ha tutti i torti. Da quando due giorni prima le operazioni militari francesi hanno puntato verso l’ultima città chiave da conquistare, Kidal, i militanti islamici, sparsi nel vasto nord del Mali, sono tornati a colpire. La loro guerriglia è iniziata. «Ieri notte sono arrivati in moto i ribelli jihadisti del Mujao (Movimento per l’unicità e la jihad in Africa occidentale, ndr ) e hanno sparato contro la casa del capo villaggio di Boni ferendo tre civili – ha affermato una fonte raggiunta al telefono nella vicina cittadina di Douentza e che ha preferito mantenere l’anonimato per questioni di sicurezza –: nell’area ci sono ancora molti miliziani nascosti nel deserto e nelle zone montagnose o che si confondono tra la popolazione civile ». Poco tempo dopo, due simili incidenti sono avvenuti nella stessa regione: quattro militari maliani sono morti nell’esplosione di una mina tra Douentza e Hombori, e altri quattro sono rimasti uccisi e cinque feriti in un “incidente” analogo tra Gossi e Gao. «Non sappiamo se le mine fossero state piazzate prima o dopo l’intervento militare francese », hanno spiegato le autorità maliane.
Il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato ieri che «gli jihadisti sono ormai dispersi», ma la riconquista del nord maliano sembra complicarsi giorno dopo giorno. Un territorio desertico, grande quasi due volte la Francia, si sta dimostrando una sfida troppo difficile da gestire per qualsiasi esercito. Parigi ha detto che «tra poco» le sue forze militari se ne andranno per lasciare questa patata bollente nelle mani delle forze governative maliane e dei soldati della Missione internazionale di supporto al Mali (Misma). I circa duemila soldati africani già presenti sul territorio maliano dovrebbero raggiungere nel futuro prossimo oltre 8mila unità, dislocate in varie regioni del Paese. «Sono contento che la Francia sia intervenuta per cacciare i ribelli», afferma Ahmed Atta, un tuareg originario di Timbuctu che ha lasciato parte della sua famiglia nella città storica da poco liberata dai francesi, «ora però sono preoccupato per quello che sarà l’avvenire del nostro Paese». Le principali città di Gao, Timbuctu e Kidal, sebbene ora controllate dai soldati francesi e maliani, stanno incontrando diversi ostacoli relativi alla sicurezza non solo provocata dagli integralisti, ma anche dalla popolazione locale che in diversi casi si è scontrata con le popolazioni dei tuareg e delle minoranze arabe. Da qualche giorno, infatti, si verificano violenti scontri e saccheggi di vari negozi appartenenti a presunti simpatizzanti dei ribelli jihadisti. Ma il Comandante Diarra, incaricato di controllare i movimenti della stampa durante gli sviluppi più delicati dell’intervento militare, ha anche un’altra ragione, oltre alla sicurezza, per non permettere ai reporter di visitare le aree bombardate dai Rafale e i Mirage 2000 francesi.
«Sono convinto che le cosiddette operazioni militari “chirurgiche” tanto ostentate dalla Francia – ammette un operatore umanitario maliano sotto anonimato – abbiano anche provocato delle vittime tra i civili e di cui non si vogliono far avere notizie».
Alcune organizzazioni non governative sono infatti sorprese dalla mancanza di immagini che dovrebbero documentare le dirette conseguenze dei bombardamenti che, giorno e notte, hanno colpito diverse località nel nord del Paese.
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