NIGERIA: Sangue sul Natale, la Nigeria ha paura
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per Avvenire
«Dietro c’è una guerra di potere»
DA ACCRA - - D a quando è stato costretto a fuggire dal suo Paese d’origine, la Nigeria, il dissidente e analista politico Stanley Ukeni può seguire gli avvenimenti solo dall’estero.
Il movimento clandestino che aveva formato qualche anno fa insieme ad alcuni attivisti di etnia Ibo, una popolazione del Sud marginalizzata durante il mandato dell’ex presidente Umaru Yar’Adua, è stato in parte responsabile dell’ascesa al potere del presidente Goodluck Jonathan. E niente di quello che sta succedendo in Nigeria sembra infatti sorprendere Ukeni.
Cosa c’è dietro l’orribile e pianificata violenza di Boko Haram?
C’è la brama per il potere. I politici del Nord hanno perso il loro ex leader Umaru Yar’Adua e le elezioni di aprile, per questo ora sono pronti a tutto pur di punire Jonathan e riconquistare il controllo governativo.
Come si spiega allora tale terrorismo di presunta matrice religiosa?
Boko Haram è solo uno degli strumenti usati dai politici per attaccare l’odierna amministrazione. Alle persone che finanziano i militanti islamici non importa minimamente quante persone muoiano in questo processo.
Le esplosioni di Natale sono state pianificate da tempo o sono una reazione alle operazioni di sicurezza del governo?
Nonostante le operazioni di sicurezza abbiano ucciso molti civili, gli attentati sono stati pianificati molto tempo prima. I leader della Boko Haram avevano anche avvertito la popolazione.
Perché hanno colpito proprio le chiese e non le stazioni di polizia, com’è successo in passato?
Volevano colpire al cuore i fedeli cristiani che costituiscono la maggioranza del Sud in Nigeria e, quindi, il potere. Inoltre volevano ottenere l’attenzione internazionale e, purtroppo, ci sono riusciti.
I responsabili delle violenze sono da ricercare in Nigeria?
Alcuni dei responsabili occupano posti nel governo e nei servizi segreti nigeriani. Altri risiedono fuori dal Paese. Attentati di questo tipo di solito sono preparati fuori dal territorio in cui si intende perpetrarli.
Questo conflitto riguarda solo la Nigeria?
No, decisamente no. La Nigeria è il maggiore produttore di petrolio in Africa, per questo sono convinto che venga utilizzata come campo da guerra anche da potenze straniere. L’Iran, per esempio, è un Paese che avrebbe tutto l’interesse di vedere la Nigeria destabilizzata per rovinare gli affari petroliferi dei loro nemici americani.
Il dialogo con l’opposizione potrebbe risolvere in qualche modo la crisi?
Persone pronte a uccidere così tanti innocenti non hanno nessuna voglia di dialogare. D’altra parte, la dura risposta delle autorità nigeriane non aiuta a risolvere pacificamente la crisi. Quello che vuole l’opposizione è proprio questo stato di instabilità prossimo alla guerra civile, com’è già successo nel 1967. In questo scenario, l’unica soluzione è che il governo rinforzi e garantisca il rispetto della legge, punendo i responsabili delle violenze. In Nigeria, invece, regna l’impunità.
Matteo Fraschini Koffi
I terroristi di Boko Haram colpiscono tre chiese durante le Messe: 40 le vittime degli assalti
DA ACCRA MATTEO FRASCHINI KOFFI
I l giorno dopo le stragi, la Nigeria ha paura. Quelli che dovevano essere giorni di festa, si sono trasformati in un incubo per i nigeriani, soprattutto quelli di fede cristiana. Dopo la serie di esplosioni in tree chiese del Paese a Natale e l’assalto contro la polizia, la popolazione è rimasta choccata dal livello di violenza con cui gli estremisti della Boko Haram, una setta islamica nigeriana, hanno colpito la società civile.
«Oggi alcune donne stanno cercando di ripulire la chiesa prima della Messa», ha raccontato Christopher Jataudarde, un prete di Madalla, dove la parrocchia di Santa Teresa ha subito il più violento attacco che ha distrutto parte dell’edificio e ha provocato 39 vittime e decine di feriti. «I fedeli si sono incontrati per esprimere la loro rabbia, ma anche la paura di altri attacchi da parte di militanti islamici». Tutto il mondo – dal presidente Obama a Segretario generale dell’Onu – ha condannato questi atroci attentati: «Un gesto assurdo», ha commentato il Pontefice aggiungendo che «tale violenza porterà solo dolore, distruzione e morte». Ma la preoccupazione maggiore proviene dal presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, lui stesso di fede cattolica: «Questi atti contro persone inermi sono un attacco ingiustificato alla nostra libertà e alla sicurezza nazionale », ha detto, confermando l’intenzione di organizzare per l’inizio del 2012 un vertice speciale sulla sicurezza.
Non sono ovviamente mancate le opportunità da parte dell’opposizione per avanzare delle critiche: «Il governo è lento e sta dimostrando indifferenza nel risolvere questa crisi », ha detto Muhammadu Buhari, ex leader militare originario del Nord a maggioranza islamico e sconfitto alle ultime elezioni presidenziali di aprile. «Questo è un chiaro fallimento della leadership politica che dovrebbe garantire la sicurezza delle nostre vite», ha aggiunto.
Quella di Natale è stata una “strage coordinata”. La prima esplosione è avvenuta nella chiesa di Santa Teresa, a Madalla. Poi, le deflagrazioni si sono succedute nelle parrocchie di Jos e Gadaka. Infine, a Damaturi un’autobomba guidata da un kamikaze si è scagliata cotro un mezzo della polizia. Nella serie di massacri sono morte almeno 40 persone – tra cui anche vari musulmani –, facendo salire a oltre 110 il numero delle vittime provocate anche da altri scontri nel periodo precedente al Natale. Le Forze di sicurezza nigeriane avevano condotto operazioni per arrestare i membri di Boko Haram, ma sono state decine le persone uccise dalla brutalità dell’esercito. «Nonostante le cause di tali conflitti possano apparire religiose, le vere ragioni sono politiche», sostengono gli esperti. Con la morte dell’ex presidente Umaru Yar’Adua, un musulmano del nord, dopo soli tre anni di governo, l’allora vicepresidente Jonathan ha preso il suo posto a febbraio 2010. Essendo però stato eletto presidente ad aprile, i leader del Nord sostengono che non sia stata rispettata quella regola secondo cui a un presidente del sud cristiano deve seguirne uno del nord islamico. «Da molto tempo abbiamo parlato di politici che, vedendo consumarsi il loro potere sotto questa amministrazione, hanno deciso di supportare violenti gruppi come la Boko Haram», ha commentato al quotidiano nigeriano The Vanguard, monsignor Dash Doeme, vescovo della città nord-orientale di Maiduguri, il quartier generale dei militanti islamici. «All’inizio questo gruppo era stato creato per difendere gli interessi di certi leader della politica, solo poi – ha spiegato Mons. Doeme – la Boko Haram si è trasformata in una setta violenta, ma le connessioni politiche ci sono sempre state ». Le autorità nigeriane hanno annunciato l’istituzione di una “squadra speciale” che recluterà gli uomini più qualificati e preparati per contrastare la setta. «La “squadra” avrà anche compiti di intelligence», ha spiegato Azubuike Ihejirika, comandante dell’esercito nigeriano.
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