Sos della Caritas in Burkina: 2 milioni rischiano la morte
DAKAR, Senegal -- «Nei prossimi due mesi, 2,2 milioni di persone rischiano di morire di fame in Burkina Faso. Il futuro è preoccupante, ma noi continuiamo a riporre la nostra fede in Dio e nell’amore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle». Padre Costantin Sere, direttore della Caritas nel Paese saheliano , ha espresso una grande preoccupazione per il futuro prossimo dei burkinabé.
Da quando l’intero territorio è sprofondato nell’anarchia negli ultimi cinque anni a causa dell’offensiva jihadista e della pandemia di coronavirus, le autorità locali stanno dimostrando la loro incapacità nel ripristinare un certo livello di stabilità politica, sociale e economica. «Il Paese dell’Africa occidentale è divenuto l’epicentro di un drammatico conflitto regionale che ha causato più di un milione di sfollati interni – continua il sacerdote –. Si tratta di una delle ondate di sfollamento in più rapida evoluzione nel mondo a causa della quale centinaia di migliaia di persone non hanno né cibo, né acqua, né un rifugio adeguato».
L’ennesima emergenza «dimenticata » come ammonisce Caritas Intenationalis. Per il momento la Caritas locale, con altre organizzazioni umanitarie, sta intervenendo con diverse forme di aiuto. Saranno circa 50mila le persone assistite da Caritas attraverso «beni di prima necessità, cibo e soldi per un mese principalmente nelle diocesi di Kaya, Fada N’Gourma, Nouna e Dédougou». Il Paese è teatro di continue violenze perpetrate da gruppi armati di matrice etnica, militanti islamici e soldati dell’esercito burkinabé, questi ultimi accusati di torture, uccisioni e arresti indiscriminati da parte della popolazione e delle organizzazioni per i diritti umani. Inoltre, la pandemia di Covid-19 avanza seminando terrore tra le varie comunità, tanto rurali quanto urbane. «Dal 9 marzo ad oggi, si registrano 825 guarigioni su 934 positivi al coronavirus – ha commentato all’agenzia Fidespadre Modeste Ouedraogo, camilliano che presta servizio come medico nell’ospedale San Camillo della capitale, Ouagadougou –. Abbiamo uno dei più alti tassi di mortalità dell’Africa occidentale (53 decessi), e ciò significa
che non siamo abbastanza resilienti nelle cure dei casi più gravi per mancanza di risorse e di personale qualificato».
Il Burkina Faso, per decenni considerata un’oasi di pace rispetto agli Stati limitrofi come il Mali e il Niger, sta attraversando una crisi senza respiro da quando fu cacciato nel 2015 l’ex leader, Blaise Compaore, e arrivò al potere l’attuale presidente, Roch Kabore. Quest’ultimo ha già espresso il desiderio di ripresentarsi alle prossime elezioni previste per novembre, sebbene gli analisti parlino di un possibile posticipo del processo elettorale. «La situazione non è mai stata così drammatica e sta minacciando l’eventualità di necessarie elezioni politiche per il progresso del Paese – hanno affermato in un recente comunicato i vescovi del Burkina Faso –. Le autorità devono affrontare con più determinazione l’insicurezza e la pandemia di coronavirus che stanno costringendo migliaia di persone a lasciare le proprie case».
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 5 luglio 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA