Cina, avanza la campagna d’Africa
LOMÉ, Togo - C’è chi l’ha già definito «il più grande summit della storia». Pechino ha ospitato lunedì e martedì il settimo forum triennale Cina-Africa per rafforzare ancora di più le relazioni, soprattutto economiche, con il continente nero. Erano centinaia i rappresentanti di circa 30 Paesi africani che hanno partecipato all’evento. «Si tratta di un incontro di importanza globale che la Cina aspettava con grande entusiasmo – ha dichiarato Wang Yi, il ministro degli affari esteri cinese –. Tale cooperazione aiuterà i cinesi quanto gli africani». In questa sede, il presidente cinese, Xi Jinping, ha annunciato 60 miliardi di dollari di finanziamenti per il futuro prossimo dell’Africa. Da diversi anni, infatti, i prestiti di Pechino hanno contribuito alla costruzione di porti, aeroporti, strade, ponti, stadi, edifici governativi, dighe e molte altre opere pubbliche volute dai leader africani. «La Cina è il più grande finanziatore di infrastrutture in Africa – affermano gli esperti –. La quantità di fondi erogati è superiore all’insieme di quelli della Banca africana dello svi- luppo (Adb), della Commissione europea, della Banca europea per gli investimenti (Eib), dell’International finance corporation, della Banca Mondiale e del G8. Durante l’ultimo summit avvenuto a Johannesburg, in Sudafrica, le autorità cinesi hanno promesso 35 miliardi di dollari, senza contare vari miliardi legati ad altri numerosi investimenti. «Solo nel 2017, il valore degli accordi tra Cina e Africa ammontava a 76,5 miliardi di dollari», stima Jeremy Stevens, economista presso la Standard Bank. «La cifra di prestiti fatti da Pechino al continente africano è triplicata dal 2012 e include oltre 19 miliardi di dollari fatti all’Angola tra il 2015 e il 2016 – sottolinea la società di consulenza, McKinsey & Company –. Il governo angolano ha scambiato le sue riserve di petrolio per il finanziamento cinese di costruzioni e grandi infrastrutture».
C’è poi lo Zimbawe, ricco di diamanti, uno Stato dove l’ingerenza cinese si è manifestata non solo negli anni settanta della rivoluzione, ma anche nell’ultimo 'golpe bianco' che ha fatto cadere il dittatore, Robert Mugabe. In Uganda, invece, la Cina ha costruito l’autostrada 'Entebbe-Kampala expressway' che collega la capitale Kampala con la città aeroportuale di Entebbe. Un progetto finanziato con 476 milioni di dollari prestati dalla China Exim Bank e che riduce il tragitto da due ore di tempo a 45 minuti. Con il continuo prestare soldi, però, l’Africa si sta indebitando a ritmi spaventosi. Sono infatti molte le voci critiche che protestano contro lo squilibrio commerciale che la Cina alimenta nei confronti degli Stati africani. «Stiamo svendendo le nostre ricchezze in cambio di qualche strada », affermano sempre più cittadini africani. L’Etiopia, uno dei più grandi debitori per il Paese del dragone, ha già espresso il desiderio di ristabilire le linee di prestito, mentre l’Angola e la Repubblica del Congo si sono già accordati su alcuni cambiamenti di cui è però difficile sapere i dettagli. Nonostante gli ostacoli futuri, sembra che la maggioranza dei governanti africani voglia comunque continuare a usare le banche cinesi per contribuire allo sviluppo del proprio Paese. «Dove sono gli Stati Uniti o l’Europa quando si parla investimenti in Africa – si chiede Aboubakar Omar Hadi, direttore a Gibuti dell’Autorità per i porti e la zona franca –? Con i cinesi, specialmente a livello multilaterale, gli affari sono molto più concreti e veloci».
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 5 sttembre 2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA