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Moneta fuori corso

08 Dicembre 2018

YAOUNDE, Camerun – L’obiettivo: lanciare l’era di una “vera
industrializzazione africana”. Lo strumento: una nuova moneta unica
regionale che inizierà a circolare entro il 2020.

A cominciare dalla
Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale
(Ecowas/Cedeao), ci si estenderà in seguito ad altri Paesi che
costituiscono la Zona monetaria dell’Africa occidentale (Wamz). Capi
di Stato, funzionari delle banche centrali, ministri delle finanze, e
esperti di economia, si sono ritrovati in varie capitali della regione
per accelerare il più possibile tale processo.

“Siamo più che mai determinati ad avere una sola moneta nella
regione”, ha dichiarato il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, il
quale ha ospitato lo scorso febbraio i presidenti africani con i
differenti governatori delle rispettive banche centrali. “Vogliamo
facilitare il commercio, ridurre i costi delle transazioni, e dare una
spinta alle attività economiche fra i 15 Paesi membri dell’Ecowas.
Tale politica economica – ha continuato Akufo-Addo durante il summit
nella capitale commerciale ghanese, Accra – sarà fondamentale per
migliorare i livelli di vita di milioni di persone, razionalizzando le
diverse istituzioni esistenti e riducendo i criteri economici di
convergenza nella regione”.

Anche l’ex presidente dell’Ecowas, il leader togolese Faure
Gnassingbé, ha dichiarato di appoggiare in pieno questo grande
cambiamento. “Sono soddisfatto delle importanti decisioni prese
nell’incontro ad Accra – ha detto Gnassingbé –. Con la moneta unica
rispetteremo gli ideali dei nostri padri fondatori”.

Gran parte dell’Africa occidentale e centrale usa ancora il franco
CFA, un retaggio economico dell’ex potenza coloniale francese. Tale
moneta, stampata tuttora in Francia, ha subito una serie di
svalutazioni da quando è nata nel 1945 per volere dell’allora leader
francese, Charles de Gaulle. Subito dopo la seconda guerra mondiale,
infatti, la Francia voleva promuovere i suoi investimenti in Africa.
“I nostri Paesi non saranno veramente indipendenti fino a quando
useranno il franco CFA”, commentano molti analisti residenti
nell’Ecowas. Il dibattito sul rimpiazzo della moneta francese con una
moneta unica africana resta però molto acceso.

Nell’ultimo anno i funzionari africani hanno discusso a fondo
sui punti più importanti per raggiungere gli scopi che si erano
prefissati a partire dal 2007. In quell’anno avevano sottoscritto una
dichiarazione denominata: "Vision 2020". Nella quinta e ultima
riunione della “task force” presidenziale sul Programma moneta unica,
svoltasi rigorosamente a porte chiuse, i passaggi maggiormente
delicati erano i seguenti: “Ogni paese membro dovrà raggiungere un
tasso di inflazione sotto il 10 per cento alla fine di ogni anno e un
deficit fiscale non più alto del 4 per cento del proprio Pil. Inoltre
– continua il documento redatto a conclusione dell’incontro –, è
richiesto ai Paesi membri di finanziare il deficit tramite la banca
centrale per un tasso non superiore al 10 per cento delle entrate
fiscali dell'anno precedente e di avere riserve esterne lorde che
possano fornire una copertura per un minimo di tre mesi”.

Non sarà facile, però. Alcuni ostacoli, per esempio, riguardano le
divisioni interne alla comunità, legate soprattutto alla più grande
economia del continente: la Nigeria. Per il momento, le autorità
nigeriane hanno deciso anche di rimanere fuori dalla “Zona di libero
scambio” (Zlec) lanciata a marzo da 44 Stati africani nella capitale
ruandese, Kigali. Un’iniziativa volta a eliminare le tasse doganali
per aumentare il livello degli scambi inter-africani di circa il 60
per cento entro il 2022. “Avere una moneta unica entro il 2020
potrebbe essere una mossa troppo affrettata”, ha affermato con
scetticismo rispetto a tali riforme economiche regionali Godwin
Emefiele, governatore della Banca centrale nigeriana.

Secondo gli analisti, infatti, i Paesi coinvolti dovrebbero studiare
più a fondo gli “indicatori macro-economici” degli Stati Ecowas per
evitare il rischio di far fallire le proprie economie. Altri esperti,
invece, giudicano proprio la moneta comune la soluzione a tali
fallimenti. “La Nigeria deve pensare a quante opportunità per
espandere il mercato si potrebbero sfruttare con i propri prodotti –
sottolinea l’economista nigeriano, Julius Bino, intervistato nella
capitale Abuja dal giornale locale, TheCable –. Con una sola moneta
gli investitori potranno avviare scambi commerciali senza le
costrizioni burocratiche a cui sono da tempo abituati in Africa
occidentale”. Sono ancora molti gli scettici, a livello locale e
internazionale, rispetto alla moneta unica regionale. Ma sono
altrettanto numerosi gli ottimisti che considerano tale nuova politica
monetaria inevitabile per il futuro del continente nero.
Matteo Fraschini Koffi per NIGRIZIA - Dicembre 2018