Figlio lasciato in Africa perche' gay? Tutta una bufala
LOME', Togo - Qualche mese fa la notizia aveva fatto scalpore su tutti i siti di informazione italiani
. Ecco alcuni titoli dei servizi usciti ai primi di agosto: “Il figlio è gay, lo abbandona in Africa per curarlo”; “Fa coming out, il padre spedisce e abbandona il figlio 16enne in Togo: in Africa ti cureranno”; “Abbandona il figlio 16enne in Africa senza passaporto dopo aver saputo della sua omosessualità: indagato per maltrattamenti”. Una vicenda che aveva dell’incredibile. E infatti ora si è scoperto che era tutta una bufala.
Il protagonista dell’incredibile vicenda è Essé Allagbe, un ingegnere informatico italo-togolese di 38 anni. Era arrivato a Milano nel 2017 per vivere con sua moglie (italiana). Lo scorso maggio il Comune gli ha concesso la cittadinanza italiana. Niente poteva però prepararlo per quello che ha subito. «Ancora oggi non riesco a capire come sia potuto succedere», afferma il giovane padre: «Si trattava di una questione privata che è diventata subito pubblica senza neanche avermi concesso una possibilità di replica per spiegare il mio punto di vista».
La miccia che ha fatto scoppiare l’incendio è stata accesa da un imprenditore milanese padre di una ex compagna di scuola di B., il figlio di Essé. Secondo gli articoli pubblicati al riguardo, la ragazza avrebbe detto al genitore: «Papà, sai che B. non tornerà più al liceo con me perché suo padre lo ha riportato in Africa dopo che gli ha confessato che è gay? Gli ha detto che si deve curare e che dovrà vivere là, gli ha anche preso il passaporto». Difficile capire chi sia all’origine di tali dichiarazioni, attribuite alla ragazza. Si tratta comunque di una minorenne che non è più compagna di scuola del giovane togolese da anni. Anche la veridicità della segnalazione fatta dall’imprenditore ai Carabinieri è stata messa in discussione da numerose persone coinvolte.
Intanto, Essé si è ritrovato indagato per maltrattamenti, mentre lo tsunami mediatico provocava una profonda crisi all’interno di una famiglia milanese che da decenni può vantare uno stretto legame con l’Africa e scatenava imbarazzi e polemiche coinvolgendo Procure e Ambasciate. A mettere la parola fine, riportando la vicenda alla realtà dei fatti, è stato il tribunale di Lomé, la capitale del Togo, che il 7 novembre ha chiuso la controversia tra Essé e D.K., la sua ex compagna e madre del sedicenne, con queste parole: «Per quanto riguarda gli articoli apparsi su internet (pubblicati dalla stampa italiana, ndr), il minore ha dichiarato che non aveva mai parlato di alcun orientamento sessuale a suo padre e, ancora meno, percepito dell’opposizione da parte sua».
La giudice ha dato il pieno affido di B. a sua madre, un risultato che soddisfa entrambi i genitori. Al momento il giovane sta vivendo con sua madre a Lomé dopo aver frequentato le scuole milanesi dagli 11 anni in poi. Suo padre l’aveva infatti accompagnato in Togo (per la seconda volta) durante le ultime vacanze estive con l’obiettivo di parlare del comportamento del figlio coinvolgendo entrambe le famiglie togolesi. Nelle 17 pagine di verbale si attesta inoltre che: «Da quando il minore è partito (dall’Italia, ndr), non sappiamo cosa sia successo per arrivare a imputargli il suo orientamento sessuale. [...] Fino a oggi, il minore non capiva nemmeno questa storia dell’orientamento sessuale».
Anche la questione del cosiddetto “abbandono” è stata negata dal tribunale: «Non si capisce come dopo aver organizzato diverse riunioni con le famiglie di entrambi i genitori», ha dichiarato l’avvocato difensore, «si possano definire le azioni del padre come una forma di abbandono». Oggi Essé è sollevato ma sconsolato: «Capisco che pochi riescano a identificarsi con la mia storia. Spero comunque che questa brutta esperienza, che continua a provocarmi attacchi di ansia, non capiti ad altre famiglie italo-togolesi».
Matteo Fraschini Koffi per GENTE - 29 novembre 2024