Il generale golpista si prende il Niger Cade l’ultimo baluardo occidentale

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LOME', Togo - Dopo due giorni di incertezza, il Niger ha da ieri un nuovo leader. Dopo oltre dieci anni a capo della Guardia presidenziale che proteggeva l’ex presidente, Mohamed Bazoum

, il potente generale Abdarahamane – Omar – Tchiani l’ha defenestrato, autoproclamandosi capo del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp). In un discorso alla te-levisione nazionale, ha giustificato il golpe – come già accaduto nei civili Burkina Faso e Mali – con l’urgenza di fermare il «deterioramento della sicurezza », a causa degli attacchi jihadisti. E ha criticato la corruzione. « Non possiamo più continuare con gli stessi approcci», ha esordito ieri Tchiani davanti alle telecamere. «Stavamo rischiando di assistere alla scomparsa graduale e inevitabile del nostro Paese », ha sottolineato prima di annunciare la sospensione della Costituzione e delle istituzioni vigenti.

Ufficiale dell’esercito fin da ragazzo, Tchiani, 62 anni, ha guidato la guardia presidenziale da quando l’ex presidente, Mahamadou Issoufou, era stato eletto nel 2011. Nel marzo di dieci anni dopo, il generale avrebbe, invece, evitato un altro golpe organizzato da un gruppo di militari poche ore prima dell’insediamento di Bazoum. Di recente, però, i rapporti fra i due si erano deteriorati: l’ormai deposto presidente ne aveva deciso la rimozione in seguito a un cambiamento nelle forze di sicurezza. Discreto e temuto dai suoi colleghi, Tchiani è originario della regione sudoccidentale di Tillaberi, vicina al confine con il Mali, teatro di gran parte degli attacchi jihadisti lanciati negli ultimi anni. «Gli sviluppi in Niger devono preoccupare tutti noi – ha commentato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani –. Il Paese rappresentava un elemento di stabilità con un governo che, diciamo, era filooccidentale ». Fabio Minniti, direttore dell'ufficio dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) in Niger, ha detto che per il momento «è presto per ipotizzare scenari futuri», aggiungendo che i colleghi italiani e locali stanno comunque tutti bene. 

Nonostante le numerose condanne da parte della comunità internazionale, Bazoum rimane sequestrato nella residenza insieme alla famiglia senza ulteriori dettagli su quando verrà rilasciato. « Bazoum può comunque essere contattato e ha detto di essere in buona salute – ha confermato ieri Catherine Colonna, ministro degli Esteri francese, dopo che il presidente Emmanuel Macron è riuscito a parlargli al telefono –. Rimaniamo cauti e non consideriamo ancora l’operazione di Tchiani come un definitivo golpe». Non solo. Parigi – alleato chiave fino ad ora – ha detto chiaramente di non riconoscere l’autorità del generale golpista. Anche per Washington il capitolo Niger non è chiuso e ha precisato che «c’è ancora spazio per la diplomazia».

In ogni caso, sia l’Alto commissario Ue Josep Borrell sia la Casa Bianca hanno parlato di «conseguenze» sulla cooperazione bilaterale. In pratica, si potrebbe arrivare allo stop degli aiuti. Tchiani, dopo aver bloccato tutte le frontiere, ha risposto ribadendo che non saranno tollerati «interventi stranieri». Le intenzioni dei francesi, come spesso rispetto alle loro ex colonie, rimangono enigmatiche. In loco ci sono diversi contingenti europei, tra cui decine di soldati italiani residenti all’aeroporto internazionale della capitale, Niamey. La Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) sta invece organizzando un vertice per domani mentre alcune fonti diplomatiche parlano di un «possibile intervento militare regionale» e «l’imposizione di sanzioni» che la Francia, ancora molto influente in Niger, pensa di appoggiare. Un'organizzazione russa legata al gruppo parami-litare, Wagner, ha invece diffuso un presunto messaggio del capo dei mercenari, Evgenij Prigozhin, che giudicava il golpe «una lotta contro i colonizzatori ». Difficile, tuttavia, verificarne l’autenticità. Fino a ieri è stato evitato il bagno si sangue. Centinaia di persone, tuttavia, hanno manifestato a favore dei golpisti e hanno bruciato la sede del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds) di Bazoum. La nuova leadership ha, inoltre, congelato ogni attività delle formazioni politiche fino a nuovo ordine.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 29 luglio 2023 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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