I 19 giorni di Lomé
Confessioni di un viaggio alla ricerca della propria identità
Matteo Fraschini Koffi
Quale ragione porta un figlio a rifiutare l'affetto della sua famiglia adottiva, per affrontare da solo le difficoltà dell'adolescenza?
Cosa spinge un italiano nero a lasciare la vita di tutti i giorni per tornare in Africa, quando migliaia di africani rischiano la propria per raggiungere l'Italia?
In che modo un ragazzo sradicato dalla propria terra potrà rimettervi radici, lì dove ora è giudicato straniero?
Tutto ha inizio con l'incontro di un inviato di guerra in una pizzeria di Milano: <<Davvero hai intenzione di tornare in Africa?>>. Dopo un attimo d'esitazione, Matteo annuisce silenziosamente. Così prende vita un libro che è allo stesso tempo un'inchiesta giornalistica, un viaggio introspettivo e un romanzo di formazione. Un appassionante diario di bordo di un ragazzo determinato a definire l'essenza della sua identità, ma che dovrà prima scontrarsi con una società in apparenza diversa da lui, con le incomprensioni della famiglia, e con le domande che turbano il suo animo.
Appassionatosi al giornalismo, l'autore inizia a viaggiare per il mondo. Rimanda così la ricerca della verità, quella che ventuno anni prima lo porta in un orfanotrofio di Lomé, capitale del Togo. A quel tempo Matteo si chiama Koffi ed è l'unico di quaranta bambini a non avere un passato. La mamma naturale non ha lasciato tracce. È lì che i suoi genitori adottivi, da due anni operatori umanitari nel Paese, lo vedono per la prima volta: <<Eri molto malato>> confesserà la madre anni dopo, <<Papà pensò che almeno noi avremmo avuto i soldi per curarti. Ci dissero che tutto ciò di cui avevi bisogno era l'amore>>. Per via del lento processo burocratico, i genitori decidono di scrivere una lettera al Presidente, il dittatore Gnassingbè Eyadema: <<Sappiamo che ha torturato la sua gente, ma lo ringrazieremo sempre per averci dato te>>. Il permesso arriva in pochi giorni, è la prima adozione tra Togo e Italia.
Crescendo l'autore acquisisce inevitabilmente una mentalità occidentale, pur mantenendo l'istinto e le fattezze di un africano che, sia in Italia sia in Togo, è riconosciuto come straniero. Da che parte stare allora? Dove è possibile sentirsi a casa? Questo è il grido che implode nel cuore del giovane, infiammandolo di rabbia e bagnandolo di qualche lacrima. Matteo Koffi ci aiuta così a comprendere una situazione che, volenti o nolenti, trasformerà la società italiana per sempre.
Scritto senza falsi moralismi, ma con spiccata semplicità e incalzante umorismo, il libro dimostra che è possibile scegliere. È una scelta di responsabilità verso la famiglia adottiva, la propria madreterra, ma soprattutto verso se stessi. Per portare a termine l'impresa, l'autore fa tesoro delle parole di Silver, suo nuovo "fratello maggiore" togolese <<Non avere paura>>. (Maggio 2008)