PAGARE CON IL TELEFONO? IN AFRICA E' GIA' LA NORMA
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per Avvenire
Nelle riserve delle banche centrali la valuta asiatica
LOMÉ ( TOGO) – “I metodi tradizionali delle transazioni bancarie sono ormai prossimi al decesso e tra 10 anni saranno completamente cancellati in gran parte dell’Africa subsahariana”. Strive Masiyiwa non ha dubbi. In qualità di direttore dell’Econet wireless group, una società internazionale di telecomunicazione, è tra i più ottimisti rispetto alla rivoluzione del cosiddetto “mobile-banking”. L’utilizzo dei cellulari come principale mezzo per muovere denaro da un conto all’altro è infatti aumentato radicalmente soprattutto in Africa. Questo grazie anche all’ammontare di telefonini nelle mani di un numero sempre più alto di cittadini africani, poveri o ricchi che siano. “Vista la dipendenza dai cellulari e la mancanza di esperienza con le istituzioni finanziari più formali – afferma un recente studio sull’argomento pubblicato dal Boston consulting group (Bcg), una multinazionale di consulenza strategica –, non è una sorpresa che gli africani siano i più entusiasti riguardo all’uso di servizi finanziari attraverso il loro telefonino”. Secondo la Bcg, tra i 10 Paesi dove tale rivoluzione sta prendendo maggiormente piede, 7 sono in Africa subsahariana e uno, l’Algeria, in Nord Africa. Nell’ultimo anno in Africa orientale il mobile-banking ha infatti avuto particolare successo in Kenya, Uganda, Somalia e Sudan, dove una media di circa il 45% della popolazione ha usato il cellulare per pagare bollette o effettuare transazioni di denaro. In Gabon, Congo Brazzaville, e Angola le cifre sono simili. “Nel 2019, i ricavi del mercato del mobile-banking potrebbero salire fino a 1,5 miliardi di dollari – continua il rapporto del Bcg –, di pari passo con la diffusione dei telefoni cellulari: 400 milioni di abbonati rispetto ai 150 milioni di utilizzatori delle banche tradizionali”. Oltre l’80% degli africani non ha un conto bancario. Ed è per questo che le grandi banche panafricane stanno cercando di adattarsi il più in fretta possibile a tale cambiamento. “Ecobank, United Bank for Africa, Standard Bank e Barclays Africa Group stanno riconsiderando il modo in cui agiscono”, spiega Bisi Lamikanra, capo manageriale presso la società di consulenza nigeriana, Kpmg. “La loro ramificazione commerciale attraverso uffici e sportelli ATM è troppo limitata in proporzione alla clientela. I tradizionali servizi bancari – sottolinea Lamikanra – saranno quindi rimodellati per adeguarsi ai bisogni finanziari sempre più sofisticati dei consumatori africani”. Le istituzioni bancarie in gran parte degli Stati subsahariani stanno studiando le alternative. Oltre all’utilizzo dei cellulari e di internet, si vogliono coinvolgere “agenti terzi” come supermercati e uffici postali per agevolare le transazioni di denaro. Tra i più noti metodi di mobile-banking c’è sicuramente M-Pesa. In Kenya, gran parte della popolazione usa infatti tale sistema per pagare una persona, un commerciante o un’agenzia del governo senza la necessità di aprire un conto in banca. Basta un numero di cellulare. Per l’Occidente, tradizionalmente oberato di istituzioni finanziarie formali, il successo dell’Africa nel mobile-banking è addirittura fonte di ispirazione: “La Barclays ha introdotto Pinglt, il primo servizio di pagamento da cellulare-a-cellulare in Europa – conferma Chris Locke, fondatore del Caribou digital, un’organizzazione non governativa dedita allo sviluppo economico attraverso la tecnologia nei Paesi più poveri –. E Pinglt è praticamente una sorta di M-Pesa per il mondo più industrializzato”.
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