Niger / «Gli stranieri non combattano qui»
LOMÉ, Togo - Mahamadou Issoufou, presidente del Niger, ha finalmente rotto il silenzio. Parlando con il quotidiano britannico The Guardian, il leader nigerino lancia un appello all’Unione Europea affinché fornisca il denaro promesso per combattere povertà e jihadismo . Un obiettivo che il Paese saheliano non può raggiungere da solo. «La situazione della sicurezza nel Sahel è ancora molto complicata», ha spiegato Issoufou nell’intervista.
«Stiamo fronteggiando minacce gravi portate da organizzazioni terroristiche e non solo da loro. Ci sono anche – ha continuato il presidente del Niger – trafficanti di droga, di esseri umani e di armi. Il G5-Sahel deve combattere il crimine organizzato e il terrorismo con il supporto di altri Stati». La forza multi-regionale del G5-Sahel, fondata nel 2014 da Mali, Mauritania, Niger, Burkina Faso e Ciad, sta ancora aspettando i 414 milioni di dollari necessari per il primo anno di operazioni.
«I finanziamenti promessi da Ue, Usa, Arabia Saudita e altri Stati non sono ancora arrivati – sottolinea il leader nigerino, al momento anche capo del G5-Sahel –. Non vogliamo che gli eserciti stranieri combattano al nostro posto, chiediamo solo che ci forniscano corsi di formazione e equipaggiamento».
L’alto livello di insicurezza in gran parte del Niger è stato confermato l’ottobre scorso con l’imboscata di jihadisti che hanno ucciso quattro soldati statunitensi e cinque nigerini. Anche l’esercito italiano avrebbe dovuto inviare 470 militari da gennaio a settembre di quest’anno. La missione, però, non è mai stata avallata dal Niger. Dalle poche informazioni disponibili, infatti, ci sono al momento 40 soldati italiani ospitati in “modo discreto” dalla base Usa nella capitale, Niamey. «Il G5-Sahel non si è formato solo per combattere il terrorismo – ha concluso Issoufou –. Dobbiamo combattere anche la povertà poiché l’insicurezza e lo sviluppo sociale sono legati».
L’ultimo attacco dei militanti islamici contro la forza multi-regionale è avvenuto settimana scorsa presso una base maliana nella città centrale di Sevare: un’auto-bomba camuffata con le insegne della Missione Onu dislocata nel Paese (Minusma) è esplosa provocando almeno tre morti.
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 6 luglio 2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA