Sud Sudan / Il Paese compie 7 anni. «Pochi spiragli di pace»
LOMÉ, Togo - A sette anni esatti dalla sua nascita (era il 9 luglio 2011), il Sud Sudan non riesce ancora a trovare stabilità. Inizia così l’appello della Caritas che da anni lavora sul territorio con iniziative legate a sanità di base, offerta di viveri e promozione del dialogo tra le varie comunità
. Interventi possibili grazie a un nuovo contributo della Conferenza episcopale italiana dai fondi dell’otto per mille e alle offerte ricevute da singole persone e comunità. «Alcuni spiragli di pace esistono – ha riferito ieri Caritas –. Siamo però di fronte a una crisi di ampiezza regionale con milioni di persone fuggite nei Paesi limitrofi, bisognose di assistenza». L’accordo per rimettere sulla poltrona di vice-presidente il capo della ribellione in Sud Sudan, Riek Machar – accordo che potrebbe mettere fine al conflitto – rimane in bilico. Sabato era stato annunciato il raggiungimento di un’intesa. Poi dietrofront da parte dei ribelli. Che rischia di far scoppiare nuove violenze. «Non ci basta la posizione di primo vice-presidente offerta durante i negoziati – ha dichiarato ieri Puok Both Baluang, portavoce del gruppo ribelle Splm-Io –. Ci stiamo concentrando su temi strutturali e istituzionali per limitare il potere esecutivo e legislativo del presidente, Salva Kiir». «Dovremmo avere due delle quattro nomine di vice-presidente – ha continuato Baluang – e vogliamo che la presa di potere del presidente venga allentata ancora di più». Da quando Machar e Kiir iniziarono a combattersi nel dicembre del 2013, decine di migliaia di civili sono morti, mentre circa 4 milioni di persone hanno urgente bisogno d’aiuto. Il futuro del Paese più giovane del mondo resta incerto. Molti temono infatti che si ripeta il fallimento dei negoziati del 2015, quando l’ex vice-presidente è rientrato nella capitale, Juba, poco prima che entrambe le fazioni ricominciassero ad attaccarsi a vicenda. Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 10 luglio 2018