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Nigeria, rinviato in extremis il voto

17 Febbraio 2019

Lomé ( Togo) - Il cambio di programma ha sorpreso molti. Le autorità nigeriane hanno posticipato le elezioni a sabato prossimo. Una decisione presa a poche ore dall’inizio del processo elettorale, ma preannunciata da alcune fonti diplomatiche alla vigilia del voto. «Procedere con l’inizio delle votazioni non è più possibile a questo punto», ha riferito ieri mattina Mahmood Yakubu, a capo della Commissione elettorale (Inec).

«Le elezioni saranno rimandate di una settimana per permettere agli oltre 84 milioni di elettori di votare in maniera libera e giusta. Sebbene sia stata una decisione difficile – ha continuato il funzionario –, siamo certi che sia la cosa migliore da fare». A motivare la decisione, ufficialmente, la mancata consegna delle schede elettorali e i ritardi nell’allestimento dei seggi.

Con l’avvicinarsi delle elezioni, ci sono stati numerosi episodi di violenza registrati in varie parti del Paese. Ieri sono morte alcune persone in se- guito a un attacco dei jihadisti di Boko Haram nel nordest. «Due kamikaze e un attentatore hanno preso di mira una mosche nella la città di Maiduguri », ha confermato Haram Abba Aji-Kalli, comandante di una milizia locale di auto-difesa». Le vittime sono almeno 11, quindici i feriti. Venerdì, invece, sono stati scoperti i cadaveri di almeno 66 civili nella località settentrionale di Kaduna. Sono stati inoltre frequenti gli episodi di vandalismo contro alcuni uffici elettorali. Parte del materiale è stato bruciato o distrutto.

Votare è sempre più rischioso soprattutto nelle regioni settentrionali, dove l’offensiva jihadista continua la sua espansione contro il governo federale. Il presidente uscente, Muhammadu Buhari, 76 anni, ha accettato la decisione della Inec. Il suo oppositore, Atiku Abubakar, 72 anni, insieme ai suoi sostenitori, ha protestato il cambio di programma. «Con questi ritardi il governo vuole provocare apatia tra i votanti – recita un comunicato del Partito del popolo democratico (Pdp) –. Bhuari ha istigato tale posticipo». Anche la Chiesa ha dimostrato i suoi dubbi al riguardo. «È una vergogna questo cambiamento improvviso – ha commentato il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo della capitale, Abuja –. Eravamo a conoscenza della situazione sulla sicurezza e avevamo deciso che non ci avrebbe impedito di portare avanti il processo democratico del Paese».

Gli analisti hanno previsto un basso livello di partecipazione. I due principali candidati non sono particolarmente amati dai nigeriani che vogliono un radicale cambiamento nell’arena politica locale. La Nigeria, sebbene sia la prima potenza petrolifera in Africa sub-sahariana, versa in difficili condizioni. Gli alti livelli di disoccupazione e corruzione hanno contribuito ad aumentare il malcontento generale. Episodi di criminalità comune e violenza jihadista sono sempre più frequenti. Da quando l’amministrazione Buhari è salita al potere nel maggio del 2015, le condizioni di vita dei cittadini comuni sono peggiorate. Tanto al nord, dove infuria la ribellione jihadista, quanto al centro e al sud, aree minacciate da scontri intercomunitari e attacchi di bande armate coinvolte nel traffico di petrolio.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 17 febbraio 2109 © RIPRODUZIONE RISERVATA