ESreverSE_4, i vari tipi di “Perché”

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LOMÉ, Togo – “Matteo, mi stanno -- -- --”. Lo ascoltavo con grande compassione.

Essé mi stava raccontando l’ennesima scorrettezza legata al suo caso qui a Lomé. Accusato da gran parte della stampa italiana di violenze e atti discriminatori mai commessi nei confronti di suo figlio B., continua a sorprendersi di quello che gli stia accadendo. A un certo punto l’ho fermato. “Essé...Essé, davvero, non è importante cosa ti stia succedendo, noi tutti dobbiamo invece focalizzarci sul PERCHÉ ti sta succedendo...” Qualche secondo di silenzio non sufficienti a capire quella fine differenza che delinea la zona grigia che si forma quando nero e bianco si toccano. “...Lo so Matteo, ma -- -- ---”. Non riusciva proprio a capire. Gli ho lasciato continuare la lista di scorrettezze, ascoltandolo ancora un po’. In verità volevo che lui ascoltasse se stesso.

Molti miei amici non hanno capito quasi niente su questa storia. Non si rendono conto (per ora) di quanto questa storia li riguardi da vicino. Ma non vi preoccupate, prima o poi verrà fatta chiarezza in tutto e per tutto. Per arrivare a tale traguardo è però necessario cominciare a porsi non solo molti PERCHÉ ma anche quelli giusti: perché la falsa storia di un padre togolese che abbandona il figlio in Africa (una vicenda “da film”) è apparsa su quasi tutti i giornali italiani tranne Corriere della Sera, Avvenire, e Sole24ore? Perché Marco Guarnieri, presentatosi come imprenditore legato a Forza Italia, dopo aver parlato di Ius Scholae (vedi “ESreverSE” precedenti), si è da tempo così affezionato a un ragazzino africano senza cittadinanza?

Essé, sta guardando tutto ciò che gli è successo fino ad ora con degli occhi nuovi. Ha infatti recuperato un vecchio messaggio arrivatogli sul cellualre a fine luglio e proveniente da un numero americano: “Call this number”, c’era scritto con carattere perentorio prima delle cifre di un numero strano. Essé ha riconosciuto solo il numero di telefono del mittente in territorio statunitense: era quello della migliore amica della sua ex compagna e madre di B. Questo nuovo personaggio si chiama Mimi. Sembra che viva negli Stati Uniti (costa est) e darebbe tutta un’altra dimensione a una storia che sta assumendo delle proporzioni particolari. A giudicare dal suo numero di cellulare, Mimi vive nei dintorni del New Jersey. “Matteo, guarda bene, questa Mimi mi ha detto di chiamare questo numero, non so di chi sia, non l’ho ancora chiamato, magari con i tuoi contatti...”

Ho guardato lo strano numero. Era un numero che conoscevo fin troppo bene: “Essé, dai, guardalo bene: quello è il numero di Guarnieri...” Alcuni secondi di silenzio. “Come di Guarnieri??”, mi ha risposto sorpreso. Da quando Guarnieri gli ha stravolto la vita con quella falsa segnalazione ai carabinieri di Moscova, Essé non si era ancora preoccupato di memorizzare il numero del suo “nemico numero 1”. A volte non ci rendiamo conto di quello che ci sta davanti da molto tempo (per il momento non rendo totalmente pubblico il numero, immagino che le autorità stiano già seguendo quella pista). Il messaggio di Mimi era stato spedito verso fine luglio, pochi giorni prima che i media italiani uscissero con “la notizia” a inizio agosto.

POLITICA

Questo Ius Scholae è un argomento scottante, mi sembra di capire. Tanto scottante che lo scorso 23 agosto il Corriere TV ha messo su Youtube un vecchio intervento di Silvio Berlusconi che parlava del tema. Guardando altre vecchie interviste ho notato come persino Gianfranco Fini aveva mostrato il suo favore allo Ius Scholae mentre era intervistato dalla potente giornalista, Myrta Merlino. Ho quindi capito come mai il 5 febbraio del 1992 fu una data importante per il Paese. Ma due anni fa, il 13 ottobre 2022 per l’esattezza, la data era forse ancora più importante (mi domando cosa sia successo prima e dopo quella data a entrambe le famiglie, togolese e italiana). D’iniziativa della deputata Boldrini fu infatti messa agli atti una proposta di legge “recante nuove norme sulla cittadinanza”. Circa 12 pagine (!) di intervento che cominciavano come se stesse leggendo il “soggetto” di un film:

“Onorevoli colleghe e colleghi! – La presente proposta di legge intende riportare al centro del dibattito politico e istituzionale il tema dei requisiti e delle modalità di acquisizione della cittadinanza quale elemento di primaria importanza nello Stato democratico. La cittadinanza è infatti elemento essenziale per far sì che le persone possano godere pienamente di tutti i diritti fonda-mentali ed è dunque cruciale affinché la democrazia abbia carattere inclusivo. Nella XVII legislatura la Camera aveva approvato il 13 ottobre 2015 il testo unificato di 25 proposte di legge che prevedeva nuove ipotesi di acquisizione della cittadinanza essenzialmente da parte di minori”, non ho il tempo di leggerlo tutto, francamente.

“PERCHÉ”

Perché stanno cercando di distruggere la credibilità di un giovane togolese, legato, tra le altre cose, a una famiglia milanese di un certo spessore. Perché hanno provato a infangare un giovane ingegnere informatico, ex operatore umanitario nel suo paese? Perché ci sta provando persino suo figlio di 16 anni che durante gli ultimi cinque ha frequentato soprattutto due sue coetanee, figlie di un “truffaldino” (Marco Guarnieri) e di un’esperta della comunicazione e produttrice TV (Olivia Sestilli). Aspetteremo il verdetto del giudice togolese (finalmente riapparso!) che non credo capisca quanto peserà la sua decisione sul rapporto tra Togo e Italia (la nostra console italiana in Togo, Alessandra Boaretto, lo ha capito: ha spedito una sua “assitente” in tribunale).

Infine, perché una storia così strana, proveniente da un paese africano che pochi conoscono, è stata ripresa da quasi tutta la stampa italiana in pochissimi giorni? Perché B., con un avvocato e sua madre che lo seguono qui a Lomé, marciava nel giardino del tribunale tutto stressato mentre era al telefono con non si sa chi? Prendeva forse consigli da qualcuno dall’altra parte della cornetta e, probabilemente, del mondo? Mi sono anche domandato: perché dopo aver rivelato alcuni dettagli della vicenda, tutto quello che ho ricevuto in risposta era un messaggio da un “anonimo” Marco Guarnieri che, in sostanza, mi ha scritto: “Parla con B. prima di scrivere di B.”

No, Guarnieri il “truffaldino”, sebbene sono convinto che anche lei sia usato/manipolato da qualcuno (posso solo immaginare da chi), e sospetto che abbia persino manipolato sua figlia Sofia in questa brutta vicenda, no, non parlerò con B. Non solo perché preferisco che sia lui a chiamarmi (anche se io non trovo normale dialogare di “cittadinanza e intrighi politici” con un minorenne). Questa vicenda è purtroppo sintomo di qualcosa di ben più semplice: il solito abuso di potere. Inoltre mi domando come sia possibile che la città di Milano, dopo tutto quello che il Togo ha fatto per aiutarla a vincere l’Expo 2015, sia così ingrata rispetto ai togolesi. Putroppo non conosco le dinamiche di questa particolare proposta di legge, un mese fa sembrava fosse stata respinta anche da Forza Italia, aspetto le correzioni e opinioni degli esperti della politica italiana.

Ho un messaggio per la famiglia italiana di Essé. Mi sembra di capire che come famiglia abbiate un legame profondo con il nostro bellissimo continente africano. Appena la stampa italiana si sveglierà e comincerà a porsi qualche PERCHÉ su questa storia, molte delle persone coinvolte dovranno rispondere. Tralasciamo per ora il discorso deontologico di cui tutti si fanno piena la bocca solo quando serve, ma ci tengo a dire una cosa: spero che un giorno un rappresentante della stampa italiana possa porgere le sue più sincere scuse a Komlanvi Mawusse Allagbe detto “Essé” e alle sue due famiglie: italiana e togolese. E cari Guarnieri, Sestilli & Co, un messaggio per voi sulla Milano-bene che forse sottovalutate: “Magari alcune verità preferiamo non saperle mentre sorseggiamo uno Spritz Aperol a fine giornata – mi era stato detto durante un aperitivo alle Cantine Isola di via Paolo Sarpi – I problemi nascono invece quando ci sentiamo presi in giro.”

Caro Essé, te lo ripeto ancora una volta: avevano previsto tutto. Tutto tranne...

Matteo Fraschini Koffi

Tags: migranti attualità

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance