Bimbi lapidati dai militari in un video-choc

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LOME', Togo - Il Burkina Faso sembra isolarsi sempre di più da gran parte della comunità internazionale. Dopo aver espulso un alto funzionario dell’Onu, l’italiana Barbara Manzi, l’ambasciatore e i militari francesi,

e un consulente francese dell’organizzazione di ricercatori, International crisis group (Icg), ora è il turno della stampa. Negli ultimi tre mesi, ben quattro organi di stampa francesi ( Rfi, France 24, Le Monde e Libération) sono stati sospesi nel Paese e i rispettivi corrispondenti espulsi. Oltre a un’intervista con un capo di un gruppo jihadista nel Sahel, la stampa francese ha pubblicato settimana scorsa la storia di un video in cui dei militari burkinabé sono accusati di uccidere a sassate sette minorenni sospettati di aver legami con i gruppi estremisti nel Paese. Il fatto sarebbe successo alcuni mesi fa in una caserma vicina alla località settentrionale di Ouahigouya. « Il governo condanna fermamente queste manipolazioni mascherate da giornalismo per offuscare l’immagine del “Paese degli uomini onesti” – ha riferito il portavoce del governo burkinabè, Jean-Emmanuel Ouédraogo –. I nostri soldati agiscono nel rigoroso rispetto del diritto internazionale umanitario». In questo video, girato per circa un minuto con il cellulare di uno dei soldati, sono presenti dei bambini insanguinati. Con tutta probabilità, le vittime appartengono all’etnia seminomade dei fulani, una comunità prevalentemente musulmana e stigmatizzata dalla popolazione e le autorità di diversi Stati del Sahel perché affine ad alcuni leader e militanti islamici nella regione. Avvenire aveva pubblicato tale storia lo scorso 11 marzo. Dopo l’uscita dell’inchiesta pubblicata dal quotidiano transalpino, Libération, Agnes Faivre e la collega di Le Monde, Sophie Douce, sono state chiamate per un interragorio e, poi, hanno ricevuto l’ordine di lasciare il Burkina Faso entro 24 ore. «Si tratta di decisioni inaccettabili. Queste ultime espulsioni confermano che la libertà della stampa è seriamente minacciata nel Paese – ha afferma domenica Jerome Fenoglio, direttore di Libération –. Chiediamo alle autorità locali di revocare al più presto tale decisione e di ripristinare immediatamente le condizioni per un’informazione indipendente nella nazione». Da quando il Burkina Faso ha iniziato a essere teatro dell’espansione jihadista nel Sahel nel 2015, ci sono stati due colpi di Stato. Si calcola che almeno due milioni di persone siano sfollate a causa del conflitto. L’ultima insurrezione militare ha portato al potere il giovane capitano Ibrahim Traoré, il quale, secondo diversi analisti, si sente minacciato tanto dall’esterno quanto dall’interno. A causa del timore di un terzo golpe, Traoré ha cambiato domenica la leadership dell’esercito licenziando o sostituendo gran parte dei propri militari.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 4 aprile 2023 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance