Nigeria, la presidenza si fa in tre Sulle elezioni l’ombra del terrore

nigeria-map.jpg

DAKAR, Senegal - Alla vigilia delle elezioni generali di oggi in Nigeria la situazione si è presentata già, a dir poco, preoccupante. Negli ultimi due giorni ci sono stati già diversi morti

e scontri in varie parti del Paese dove circa 93 milioni di elettori sceglieranno il prossimo presidente e i propri rappresentanti. Saranno le prime elezioni ad avere come candidati presidenziali tre leader principali di differenti partiti politici invece di due. Ma questo non ha modificato molto dal punto di vista delle violenze. «Presunti separatisti armati hanno preso di mira membri di tre partiti politici nigeriani – ha confermato la polizia dello Stato sudorientale di Enugu –. Ci sono stati attacchi simultanei in cui diverse persone sono state uccise mercoledì».

Tra i morti c’è un candidato per il Senato membro del nuovo Labour party, Oyibo Chukwu, ucciso dopo che il suo convoglio è stato attaccato mentre tornava da un evento legato alla campagna elettorale. Nello Stato settentrionale di Kano, invece, sembra siano almeno 4 i morti in seguito a scontri tra manifestanti di due partiti diversi che la polizia non ha saputo controllare. Nonostante le varie sfide e difficoltà nell’organizzare il più complesso processo elettorale nella storia democratica della Nigeria, tutto sembra comunque pronto per l’apertura delle urne. Tra i 18 candidati per sostituire alla presidenza Muhammadu Buhari, i principali sono Bola Ahmed Tinubu, 70 anni, musulmano, membro del partito al governo All progressives congress (Apc) ed ex governatore della capitale commerciale nigeriana, Lagos. Atiku Abubakar, anche lui musulmano, 76 anni e leader del People’s democratic party, partito all’opposizione, ed ex vice presidente. Infine, Peter Obi, sessantenne di fede cristiana, a capo del nuovo Labour party. Quest’ultimo sembra aver raggiunto un buon livello di popolarità soprattutto tra i giovani in un Paese dove il 40 per cento degli aventi diritto al voto ha meno di 35 anni.

« La regola non scritta dell’alternanza di un presidente cristiano e uno musulmano è stata scardinata questa volta – affermano gli analisti –. Soprattutto con l’aumento a tre dei candidati principali. È quasi sicuro quindi che si andrà al ballottaggio». Per vincere, oltre a ottenere la maggioranza semplice del 50,1 per cento, il candidato deve anche conquistare il 25% dei voti sparsi in almeno 24 dei 36 Stati federali del Paese, inclusa la capitale, Abuja. E, per tornare al tema della violenza, tutti e tre i candidati hanno promesso una stessa cosa: «Più finanziamenti per l’esercito». Dal 2009 la Nigeria sta combattendo l’ondata del terrorismo islamico, soprattutto nel nord. Le violenze hanno provocato «moltre 35mila morti» e un numero imprecisato di rapimenti di massa in gran parte della fascia settentrionale del territorio.

In un Paese dove circa il «40% dei cittadini vive in condizioni di estrema povertà », il terrorismo e il crimine organizzato continuano a dilagare in ogni angolo del territorio nigeriano. Inoltre, pulsioni separatiste stanno nuovamente prendendo il sopravvento nel sud-est dove si trovano le maggiori quantità di petrolio. Altre promesse elettorali riguardano la lotta contro la disoccupazione che quest’anno, secondo gli esperti, raggiungerà «un tasso del 37%». Tutti e tre i candidati sono però stati accusati di corruzione, una piaga che dai tempi della dittatura dei generali continua a ostacolare lo sviluppo della più grande economia del continente africano.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 25 febbraio 2023 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: avvenire cronaca politica

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance