Mercato unico, l’Africa prova ad accelerare l’addio ai dazi

11113.jpg

DAKAR, Senegal - «Creare un solo mercato per l’Africa». È questo l’obiettivo dell’Accordo africano continentale di libero scambio (Afcfta), le cui modalità sono in corso di discussione al summit dell’Unione Africana

che si terrà fino a domani nella capitale etiope, Addis Abeba. «Oggi si aprono due giorni di colloqui sul tema “Accelerazione dell'attuazione dell'Afcfta”», sottolineava ieri un comunicato del summit. «Il piano di Afcfta è quello di incrementare il commercio intra-africano del 60 per cento entro il 2034 eliminando quasi tutte le tariffe. In questo modo – continuava la nota – formeremo il più grande blocco economico al mondo con 1,3 miliardi di persone e un prodotto interno lordo combinato di 3.400 miliardi di dollari». Sono 54 gli Stati africani che hanno aderito a tale iniziativa, l’ultimo potenziale aderente, l’Eritrea, grazie alla pace firmata nel 2018 con l’Etiopia, dovrebbe aggiungersi alla lista durante il summit.

Tra i Paesi del continente c’è uno scambio di beni e servizi che ammonta solo al 15 per cento, rispetto invece a oltre il 65 per cento dello scambio che questi Stati hanno con l’Europa. «La volontà politica è stata ormai dichiarata – ha commentato alla stampa Paul-Simon Handy, direttore regionale dell'Institute for Security Studies (Iss) ad Addis Abeba –. Ci vorrà comunque molto tempo per metterla in atto». Burocrazia e protezionismo da parte di vari Stati africani sono le sfide principali che hanno fatto durare le trattative oltre 15 anni. Altre preoccupazioni riguardano per esempio l’enorme afflusso di persone difficile da controllare una volta che verranno aperte le frontiere. «Se pienamente attuato – stimano cifre della Banca mondiale –, l'Afcfta solleverebbe 50 milioni di africani dalla povertà estrema e aumenterebbe i redditi del 9 per cento entro il 2035».

Accordarsi sulle riduzioni tariffarie non sarà però semplice, soprattutto in un contesto influenzato dalla guerra in Ucraina che ha causato un radicale aumento dei prezzi per vari prodotti alimentari e energetici, e la fase di “post-Covid” che ha visto diversi Stati africani chiudere le proprie frontiere senza, per il momento, averle ancora riaperte. La Costa d’Avorio, ad esempio, ha nuovamente aperto i confini questa settimana dopo quasi tre anni di chiusura. Da ora il settore dei trasporti potrà quindi riassumere autisti e personale. «Dobbiamo ricostruire la forza lavoro nei depositi di camion – ha detto alla stampa Daouda Bamba, segretario generale dell'Unione degli autisti dell'Africa occidentale (Ucrao) –, migliaia di autisti si erano improvvisamente trovati senza impiego». Un’altra grande sfida riguarderà la sicurezza sulle strade del continente, soprattutto attraverso grandi regioni come quella del Sahel dove numerosi gruppi armati di terroristi islamici o ribelli dettano legge attaccando convogli e imponendo delle “tasse” nelle aree che occupano.

«Ho avvisato tutti i miei colleghi di evitare la strada che dal Burkina Faso porta al nord del Togo e del Benin – era il messaggio di un camionista togolese che in questi giorni è sopravvissuto a un attacco di un gruppo armato –. I terroristi islamici continuano a seminare terrore su varie assi stradali che collegano i Paesi di questa regione». Il bisogno di fare commercio ha comunque dimostrato più volte nella storia africana di superare qualsiasi tipo di minaccia o violenza. L'Afcfta era entrata in vigore nel maggio del 2019 e i primi scambi sono stati avviati all’inizio del 2021. Da allora, il sudafricano Wamkele Mene, eletto segretario generale con l’incarico di coordinare l’attuazione dell’accordo, si ritiene molto ottimista rispetto a questa iniziativa. « È davvero un onore per noi far parte di questo dialogo – aveva commentato recentemente Mene –. Credo che tutte queste nostre sfide rappresentino in verità delle opportunità per il continente africano».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 18 febbraio 2023 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: avvenire cronaca economia

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance