La strage degli albini in Africa «Con il Covid abusi in aumento»
DAKAR, Senegal - Con la pandemia da coronavirus le violenze contro gli albini in Africa sono in aumento. Proprio quando la lotta per i loro diritti cominciava ad avere successo
, la povertà provocata dall’attuale crisi sanitaria ha fatto tornare indietro di anni. Secondo l’Onu, infatti, la situa- zione in varie parti dell’Africa si sta aggravando.
«Ho trascorso gli ultimi sei anni a combattere la persecuzione contro gli africani affetti da albinismo – ha detto Ikponwosa Ero, rappresentante Onu per i diritti degli albini –. Nonostante i progressi, dall’inizio della pandemia abbiamo riscontrato un maggior numero di crimini». In Africa gli albini sono perseguitati perché considerati «oggetti soprannaturali » da usare per dei riti magici. «A secondo dell’area e delle credenze che costringono spesso gli albini a nascondersi – sostengono gli esperti – un braccio, una testa o una ciocca di capelli di un albino africano può valere decine di dollari ». Con le parti del corpo di un albino vengono prodotti amuleti e pozioni vendute dai guaritori tradizionali. «Tra i Paesi maggiormente affetti dalle persecuzioni c’è la Tanzania che registra un albino ogni 1.400 abitanti – sottolinea il canadese Peter Ash, fondatore dell’organizzazione per i diritti degli albini “Under the same sun” –. In Zimbabwe e Malawi stimiamo che gli albini siano uno ogni mille abitanti ». Sebbene sia difficile avere cifre precise, in Mali e Nigeria le persone ostacolate da disabilità legate all’albinismo sono circa il 10 per cento e le persecuzioni sono molto diffuse. I trafficanti sono capaci di entrare di notte nelle abitazioni per rapire albini di ogni età, ucciderli e venderne gli arti. A volte sono coinvolti persino membri della famiglia.
«Recentemente c’è chi uccide gli albini perché rappresentano i bianchi che, secondo molti in Africa, avrebbero causato il coronavirus – spiega un operatore sanitario sotto anonimato –. Altre persone, invece, pensano che il potere magico di un albino possa essere la soluzione a qualsiasi sventura». Da quando le prime denunce di persecuzioni sono state pubblicamente espresse nel 2006 in Tanzania, le organizzazioni per i diritti umani e i governi locali hanno adottato misure per «smitizzare» l’albinismo in Africa e aiutare le cure mediche. «Le creme protettive sono spesso di bassa qualità e vengono vendute senza istruire i pazienti in maniera doverosa – sottolinea “Beyond sun care”, un’organizzazione non governativa spagnola che lavora soprattutto in Malawi e Tanzania –. Inoltre i tragitti per avere le cure sono costosi e pericolosi per gli albini che in Africa sono vittime di circa 250 omicidi all’anno». All’adozione di nuove leggi specifiche contro il traffico di albini si sono aggiunte le campagne di sensibilizzazione con l’obiettivo di far chiarezza sulla malattia. La strada per arrestare queste violenze resta comunque ancora lunga e tortuosa.
Da sapere
L’albinismo è raro in Occidente mentre è molto più diffuso in Africa subsahariana. Si tratta di una malattia genetica che deriva da bassi livelli o una totale mancanza della melanina.
Per proteggersi dal sole, in Africa gli albini sono costretti a coprirsi con
lunghi abiti, veli e cappelli, oltre ad usare creme e occhiali. Le difficoltà maggiori riguardano l’85% degli albini residenti nelle aree rurali dove le cure sono meno accessibili.
30 anni, l’aspettativa di vita di un albino in Africa che, 9 volte su 10, soffre di tumore della pelle
600mila, i nigeriani affetti da albinismo discriminati negli ambienti di famiglia, scuola e lavoro
1 albino ogni 1.500 persone è il dato di incidenza più alto in Africa. In Occidente la media è 1 ogni 20mila