Camerun, tensione nell’Ovest Rapito e liberato il cardinale

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DAKAR, Senegal - Resta alta la tensione nel Camerun anglofono. Un gruppo di individui armati ha sequestrato ieri una dozzina di persone nella località di Baba, a qualche chilometro da Bamenda, capoluogo della regione nord-ovest.

Tra i rapiti c’era anche il cardinale Christian Tumi, arcivescovo emerito della città meridionale di Douala, l’unico ad essere stato per il momento rilasciato. «Giovedì sera il cardinale Tumi e altre dieci persone sono state sequestrate sulla strada che porta verso Kumbo – ha riferito in un comunicato monsignor Samuel Kleda, arcivescovo di Douala –. Invitiamo i fedeli a pregare per la loro pronta liberazione». Sono ancora molto confuse le informazioni riguardo alle dinamiche della vicenda. Dopo varie conferme e smentite, il cardinale Tumi è stato liberato ieri mattina. Nelle ore precedenti, decine di fedeli dei villaggi intorno a Baba erano scese in strada per protestare contro il sequestro.

Nelle mani dei rapitori rimangono ancora un re tradizionale, Fon Sehm Mbinglo II, l’autista del veicolo sui cui viaggiava il gruppo e altre otto persone. Secondo le prime ricostruzioni, il responsabile del rapimento sarebbe un certo “Generale Chaomao”, leader dei separatisti anglofoni, che aveva organizzato poco prima un posto di blocco sulla strada. I suoi uomini a- vrebbero portato l’intera delegazione nel loro campo militare dove li tengono tuttora. Il cardinale Tumi – il primo porporato del Camerun – era nel mirino dei miliziani per aver invitato i bambini delle due regioni, Nord-ovest e Sud-ovest, ad andare a scuola, considerata dai ribelli emblema del potere centrale e delle discriminazioni nei confronti delle minoranze. La rivolta nella regione va avanti dal 2017. Mentre gran parte della popolazione ha manifestato pacificamente contro gli abusi di potere perpetrati per decenni dalle autorità a maggioranza francofone di Yaoundé, capitale del Camerun, alcuni hanno preso le armi, perpetrando una serie di violenze, da

omicidi a rapimenti di insegnanti e bambini, portando la regione verso un pericoloso stato di anarchia. I separatisti che lottano per l’indipendenza della regione chiamata Ambazonia ora sembrano essersi frammentati in una galassia di gruppi autonomi, privi di una strategia comune. Dieci giorni fa, c’è stato forse uno degli attacchi più brutali dall’inizio dell’insurrezione: sono stati massacrati a colpi di pistola e machete sette bambini in una scuola di Kumba, nella regione sud-ovest. Nessuno l’ha rivendicato. Poche ore dopo alcuni insegnanti sono stati sequestrati e rilasciati nei giorni successivi. Secondo gli esperti, l’obiettivo dei gruppi armati anglofoni è quello di «attirare l’attenzione della comunità internazionale provocando violenze». Da quando è terminata la fase più difficile della pandemia di coronavirus, gli attacchi si sono però intensificati.

«Stiamo assistendo a un radicale aumento della pericolosità nelle regioni anglofone – spiega ad Avvenire Eric Pinlap, operatore umanitario dell’organizzazione italiana Arcs –. Purtroppo non sembra che ci sia più un dialogo tra i separatisti e il governo, e la crisi ci sta sfuggendo di mano».

Chi è: In prima linea per gli ultimi

Nato nel 1930 nell’area di Kumbo, il cardinale Christian Tumi è stato ordinato sacerdote il 17 aprile 1966. Tredici anni dopo, papa Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo di Yagoua. Con profezia, si è impegnato nella difesa della popolazione del nord del Camerun, dimenticato dalle autorità centrali. Creato cardinale nel 1988, due anni dopo è diventato arcivescovo di Douala, fino al 2009.L’anno scorso, per la denuncia della discriminazione della minoranza anglofona, è stato insignito del Premio Mandela.

Un conflitto riesploso quattro anni fa:

La crisi tra Camerun francofono e anglofono è riaffiorata nel 2016. Le sue radici, però, sono ben più profonde. È in questa zona dell’Africa che circa un secolo fa, con la sconfitta nella prima guerra mondiale della Germania, ex potenza coloniale del «vecchio Camerun», iniziarono a germogliare i semi della divisione territoriale. Nei decenni seguenti, Yaoundé promosse la marginalizzazione e lo sfruttamento dell’area anglofona, ricca di risorsenaturali, facendo crescere il malcontento locale. Dagli anni Novanta a oggi, l’esercito camerunese ha sempre sedato le proteste con la violenza, evitando un dialogo serio con i separatisti. ( M.F.K.)


Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 7 novembre 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance