L’Africa ora prova a valorizzare la riserva di talento femminile
LOME', Togo - Il futuro economico dell’Africa è donna. Così sembra giudicando i vari progetti lanciati da differenti istituzioni finanziarie africane e internazionali durante gli ultimi anni in vari settori dell’economia locale. «Accorderemo molti più prestiti a una clientela femminile»
, ha affermato Babatunde Ajayi, alto funzionario presso United bank for Africa (Uba), una banca panafricana con sede nella città nigeriana di Lagos. «Offriremo le nostre capacità rispetto all’assistenza tecnica di concerto con altre banche africane. Quindi – ha continuato Ajayi – il nostro approccio si ispirerà molto di più alla parità di genere ». Insieme alla Uba, anche Ecobank e la Bank of industry nigeriana hanno firmato un protocollo con l’obiettivo di lavorare insieme e sopperire al deficit dei finanziamenti che in passato spesso escludeva le donne africane. «Tali istituzioni finanziarie lanceranno un fondo di 300 milioni di dollari iniziale – si legge nel protocollo –. Questo permetterà alle donne di lanciare piccole e medie imprese nei settori di agricoltura, allevamento e altri servizi».
Per gli esperti, tra cui il presidente della Banca africana dello sviluppo (Bad), Akinwumi Adesina, la donna rappresenta la forza maggiore dell’economia in Africa. Eppure, «il 70% delle imprenditrici locali sono vittime dell’esclusione finanziaria – ha spiegato Adesina –. Un paradosso visto che ben il 97% di loro è in grado di ripagare i prestiti richiesti, una percentuale assai maggiore rispetto agli imprenditori uomini». In molti riconoscono che l’economia africana è stata sostenuta dalle donne durante i maggiori periodi di crisi e disoccupazione sul continente. «Per questo l’obiettivo è di raggiungere i 3 miliardi di dollari per un fondo specifico di finanziamenti verso le banche africane che agevoleranno prestiti alle donne (Afawa) – riferisce un comunicato della Bad –. Condivideremo i rischi insieme alle altre istituzioni finanziarie e ai governi locali». Nel settore agricolo
le donne hanno un deficit finanziario pari a 16 miliardi di dollari. Lo stesso deficit raggiunge i 42 miliardi rispetto all’insieme di tutti i settori legati all’economia locale. Questa condizione obbliga le imprenditrici a contare sui propri risparmi o a chiedere prestiti alle famiglie, raccogliendo una somma di denaro quasi sempre insufficiente per i loro bisogni imprenditoriali. Tale scenario viene considerato come un grande ostacolo per lo sviluppo del continente. Dall’Etiopia al Ruanda, dal Kenya al Senegal, sono però sempre più numerose le iniziative volte a finanziare le imprese con a capo il gentil sesso. Un altro settore in evoluzione in cui aumenterà soprattutto il coinvolgimento della gioventù femminile africana è quello digitale.
Da qualche anno è stato lanciato il '50 milion african women speak', 50 mlioni di donne africane parlano (50Maws), un progetto discusso al 'Global gender summit' nella capitale ruandese, Kigali. «Vogliamo far conoscere le potenzialità delle donne d’affari africane attraverso la tecnologia, usando internet o i cellulari – ha spiegato Paul Kagame, il presidente ruandese –. Stiamo prendendo di mira le regioni orientale, occidentale e meridionale del continente». Mentre nella centrale Repubblica democratica del Congo, il governo ha appena ricevuto 100 miliondi di dollari di credito dall’Associazione internazionale dello sviluppo (Ida) per spingere verso una legislazione economica più favorevole al genere femminile.
Matteo Fraschini per AVVENIRE - 17 ottobre 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA