Nigeria, Boko Haram ormai senza freno

per Avvenire

Strage in chiesa cattolica a Kano e donne kamikaze. Attacchi in Camerun

LOMÉ (Togo) - La furia dell’estremismo islamico in Nigeria è ormai fuori controllo. In meno di 48 ore, due attentatrici suicide si sono fatte esplodere, due bom­be hanno colpito un centro commercia­­le, e una chiesa è stata attaccata durante la Messa domenicale.

In quest’altro fine settimana di sangue sono circa una decina le vittime e molti di più i feriti. «Gli aggressori hanno at­taccato la chiesa cattolica di Saint Char­les nel quartiere a maggioranza cristiana di Sabon Gari», ha spiegato ieri Frank M­ba, portavoce della polizia di Kano, la se­conda città più grande della Nigeria più volte teatro degli attentati di Boko Ha­ram. «La gente stava uscendo dalla chiesa quando ciò che cre­diamo fosse un ordi­gno esplosivo im­provvisato (Ied) è sta­to lanciato verso folla. Almeno 5 civili sono rimasti uccisi – ha continuato l’ufficiale –, mentre i feriti sono otto». Quella di lan­ciare bombe contro le chiese e la comunità cristiana è recente­mente diventata una strategia molto prati­cata dai jihadisti. Di­verse strutture cristia­ne sparse in tutto il territorio nigeriano hanno aumentato le guardie di sicurez­za armate e rafforzato le barriere di pro­tezione. Per questo sempre più spesso le bombe esplodono perché telecomanda­te da lontano, oppure gli insorti si limi­tano a lanciare granate da una distanza di qualche metro. Una cosa è certa però: negli ultimi tre anni sono radicalmente aumentati di numero e brutalità gli at­tentati contro la comunità cristiana.
I membri di Boko Haram hanno avviato una nuova fase della guerriglia che l’isti­tuto americano del Centro per combat­tere il terrorismo (Ctc) divide in tre cate­gorie. «La prima riguarda gli attacchi con­tro i cristiani nelle loro roccheforti degli Stati nordorientali di Borno, Yobe e Bau­chi », spiega un recente rapporto del Ctc. «La seconda è caratterizzata da attentati suicidi o bombe contro chiese d’alto pro­filo a Jos, capitale dello Stato di Plateu, o nella capitale Abuja. Mentre la terza – continua lo studio – predilige operazio­ni minori contro i fedeli cristiani attra­verso tutta la parte centrosettentrionale della Nigeria». Inoltre, da quando il pre­sidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha licenziato lo scorso gennaio gran par­te della leadership militare per sostituir­la con ufficiali a lui più fedeli, «Boko Ha­ram ha inasprito la sua ribellione poiché sembra considerare l’esercito un mero strumento della comunità cristiana», af­fermano gli esperti. Gli attacchi dei mili­tanti islamici hanno infatti superato la frequenza quotidiana, e sono diventati molteplici nell’arco di poche ore.
Le due bombe esplose contemporanea­mente a Kano hanno preso di mira un centro commerciale situato a Buhari Square, la parte cosmopolita della città. «Solo l’attentatore è morto ma sono ri­maste ferite sei persone», confermava la stampa locale. Sempre a Kano, ieri si so­no registrati altri due attacchi suicidi di donne in cui sono ri­masti uccisi 4 civili e feriti almeno 14. «Il primo è avvenuto quando l’attentatrice è esplosa in mezzo al­le donne che faceva­no la fila per la benzi­na – ha detto un uffi­ciale di polizia –, men­tre la seconda è salta­ta in aria all’entrata di un altro centro com­merciale, ferendo sei persone».
Ma gli insorti jihadisti stanno dimostrando di poter agire indi­sturbati anche fuori dalla Nigeria. Pene­trati nella cittadina di Kolofata, nell’estremo nord-est del Ca­merun, i qaedisti nigeriani sono riusciti a rapire la moglie del vice primo ministro camerunese, Amadou Ali, e il sindaco, Si­ni Boukar Lamine, oltre ad aver ucciso almeno 3 persone.
«La famiglia Ali si stava preparando per festeggiare la fine del Ramadan quando la loro casa è stata presa di mira», ha con­fermato domenica il colonnello Felix For­mekong, comandante camerunese del­la forza militare stanziata nella regione centrosettentrionale del Paese. Secondo fonti della sicurezza, la setta nigeriana è arrivata dalla foresta di Sambisa, situata nel nord-ovest della Nigeria, dove pro­babilmente si trovano tuttora le oltre 200 studentesse rapite lo scorso 14 aprile. Quest’ultimo assalto della setta sembra fosse una risposta ai circa 20 militanti i­slamici arrestati e processati la settima­na scorsa dalle autorità camerunesi. Un’ulteriore prova che la minaccia di Boko Haram si sta pericolosamente e­spandendo a macchia d’olio.

 

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance