L’Oms: «Covid e fame possono essere devastanti per l’Africa»
DAKAR, Senegal - «Ci potranno essere fino a 2,5 milioni di casi di coronavirus e 190mila decessi in Africa il prossimo anno – ha dichiarato ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un rapporto legato alla pandemia –. Ma la loro gravità sarà inferiore rispetto a quella che si è registrata in Europa o negli Stati Uniti». Attualmente, secondo le statistiche ufficiali che per alcuni esperti sono però carenti, i contagi in Africa sono 75.500 e i morti oltre 2.500.
Nonostante la minaccia del Covid sia una realtà nel Continente nero, ci sono forti preoccupazioni rispetto ai fragili contesti africani. «Si rischia un radicale aumento di africani che soffrono la fame – ha detto il direttore regionale dell’Oms per l’Africa, Matshidiso Moeti, durante una conferenza nella capitale keniana, Nairobi –. Il Covid- 19 si sta diffondendo dove ci sono preoccupanti livelli di malnutrizione, e minaccia i mezzi di sussistenza oltre alle economie locali».
Parole che mettono in guardia i governi africani e le agenzie umanitarie con cui collaborano. Sebbene si stiano alleggerendo le norme di isolamento in gran parte dell’Africa, la lotta contro la pandemia è ancora in corso. Secondo lo studio dell’Oms, lo sarà «per anni» a causa della «lenta trasmissione del virus riscontrata sul continente». Andando a incidere sulla già drammatica situazione della denutrizione. Le statistiche dell’Oms indicano infatti che una persona su cinque nel continente africano è denutrita. Mentre il 30 per cento dei bambini sotto i cinque anni ha un livello di crescita inferiore rispetto a quello normale. «Ecco perché gli individui con un sistema immunitario
debole dovuto alla malnutrizione possono essere facili vittime del virus». Il Covid-19 e le misure di “lockdown”, coprifuoco e distanziamento sociale continuano a ostacolare «immagazzinamento, lavorazione e trasporto» degli alimenti. «Le famiglie a basso reddito sono le più colpite – sostengono gli esperti –. Per loro è difficile muoversi, guadagnare, o fare la spesa nei mercati all’aperto».
La tensione sta però anche salendo in diverse parti dell’Africa dove l’isolamento sta provocando più vittime della pandemia. Ieri sono scoppiati degli scontri tra venditori ambulanti e forze di sicurezza nella città di Rufisque, in Senegal, dove sono stati almeno «10 i feriti, di cui uno grave, e 13 gli arresti ». Casi di contagio sono stati registrati in un campo profughi in Sud Sudan, dove decine di migliaia di persone vivono ammucchiate senza possibilità di spostarsi. Recentemente, una fabbrica in Ghana ha confermato che «oltre 500» dei suoi impiegati sono stati contagiati da una sola persona.
Nel vicino Togo, invece, c’è stata questa settimana una violenta rivolta alla prigione civile di Lomé. Decine di detenuti hanno protestato contro la volontà delle autorità di adottare le dovute misure in grado di assicurare un livello di protezione sufficiente per scongiurare il contagio. Tra i prigionieri ci sono anche diversi militanti dell’opposizione che hanno contestato le controverse elezioni dello scorso febbraio con cui il presidente togolese, Faure Gnassingbe, ha conquistato il suo quarto mandato.
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 16 maggio 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA