Ondata di violenze in Sud Sudan: centinaia i morti
DAKAR, Senegal - La violenza in Sud Sudan si fa ogni giorno più drammatica. Secondo le organizzazioni umanitarie, sono «centinaia i morti» dello scorso fine settimana a causa di scontri inter– etnici nel Jonglei, uno Stato ricco di riserve petrolifere. Il numero esatto delle vittime è però ancora in dubbio. «Almeno 200 civili sono rimasti vittime di violenti combattimenti nella zona di Pieri», hanno affermato delle Organizzazioni non governative.
Altre fonti sostengono che siano invece «oltre mille» i cadaveri. «Sabato scorso abbiamo contato circa 230 morti tra donne e bambini – ha detto alla stampa John Dak Gatluak, commissario della contea di Uror –. Mentre sono oltre 270 le vittime tra i giovani che cercavano di difendere i loro familiari». Altri morti si sono registrati tra i guerriglieri. Secondo le prime ricostruzioni, un gruppo di uomini armati di etnia murle ha attaccato varie località per vendicarsi di un’altra serie di aggressioni lanciate a febbraio dai lou nuer. Questi ultimi avevano rapito decine di bambini
murle e sequestrato il loro bestiame. Tali dinamiche vanno avanti da decenni, ma il governo e la missione Onu nel Paese (Unmiss) hanno grandi difficoltà nel disarmare migliaia di guerriglieri.
«Abbiamo ragione di credere che anche il numero di feriti sia molto alto – ha commentato ieri Medici senza frontiere (Msf), denunciando l’uccisione di un impiegato del proprio staff in una struttura sanitaria di Pieri –. Finora abbiamo accolto 56 persone con ferite d’arma da fuoco e ne aspettiamo molte altre ». Nonostante in Sud Sudan si sia formato a febbraio un nuovo governo di coalizione tra Salva Kiir e il suo rivale, Riek Machar, il Paese continua a essere teatro di tensioni. Gran parte della leadership politica, inoltre, ha confermato di essere stata contagiata dal coronavirus che nel territorio sudsudanese sta colpendo in gran parte i civili ospitati nei campi per sfollati.
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 21 maggio 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA