Bimbi le prime vittime del dramma nigeriano

Sfollati a Agadez, NIGER
Bimbi le prime vittime del dramma nigeriano -- Allarme degli enti umanitari su Boko Haram «Entro l’anno 67mila piccoli sfollati moriranno» --DAKAR, Senegal -- Si tratta di una corsa contro il tempo in una delle zone di conflitto più dimenticate al mondo. Il nord-est della Nigeria, insieme agli Stati di Camerun, Ciad e Niger che includono il bacino del Lago Ciad, è diventato un tragico buco nero. Per le agenzie umanitarie, infatti, sta diventando sempre più complicato aiutare le vittime della violenza jihadista. «Il mondo ha chiuso gli occhi davanti a una tragedia che si consuma quotidianamente – afferma un operatore umanitario dell’Onu costretto per ragioni di sicurezza a mantenere l’anonimato –. Più il silenzio continua, più la crisi nigeria si aggraverà ». Le cifre parlano chiaro: «Oltre 67mila bambini tra sei mesi e cinque anni moriranno nel 2016 senza un immediato intervento negli Stati nigeriani di Borno e Yobe – afferma un recente rapporto delle Nazioni Unite –. Ciò significa la morte per 184 bambini al giorno». Il governatore di Yobe, Ibrahim Gaidam, ha infatti lanciato un appello alla comunità internazionale affinché assistano gli sfollati: «Decine di migliaia di civili sono in fuga dalla ribellione di Boko Haram da tre anni – ha detto questa settimana Gaidam –, abbiamo bisogno di sostegno per il loro ritorno e di appoggio soprattutto nei settori della salute e dell’istruzione». Molte delle vittime sono infatti bambini, da tempo impossibilitati dall’andare a scuola. Una gran part ha inoltre perso i propri familiari a causa della guerra, delle malattie o della malnutrizione. «Dei 466 bambini visitati nel nostro centro nella città di Maiduguri – ha precisato Ghada Hatim, capo-missione di Medici senza frontiere in Nigeria, in seguito alla recente visita nella cittadina di Bama –, il 66% è risultato affetto da malnutrizione». Il Programma alimentare mondiale (Pam) è invece stato costretto a raddoppiare le razioni di cibo da distribuire sul campo. «Molte persone hanno camminato tra i 10 e 40 chilometri per scappare da Boko Haram – ha confermato Belkacem Machane, vice-capo del Pam in Niger, dove i ribelli jihadisti stanno avanzando –. Arrivano nei campi profughi in uno stato di totale choc». Per le organizzazioni umanitarie diventa inoltre sempre più difficile raccontare la realtà sul campo. Il governo nigeriano, fortemente imbarazzato dall’incapacità di ripristinare una sorta di normalità nelle aree colpite dai ribelli, non tollera che escano troppe notizie sulla crisi in corso. «Quello che abbiamo sentito sulle condizioni degli sfollati dalla radio e dalla televisione è differente dalle loro reali condizioni di vita – ha infatti sottolineato ieri all’agenzia Fides monsignor Gabriel Leke Abegunrin –. Per questo siamo in visita di solidarietà con il popolo e la Chiesa del Borno per renderci conto delle vere devastazioni provocate dalle attività di Boko Haram». Nonostante i continui attacchi, Boko Haram presenterebbe però una grande frattura al suo interno. «Il gruppo ribelle si è diviso su chi seguiva troppo le direttive dello Stato islamico e chi invece valorizzava la sua indipendenza come il leader nigeriano Abubakar Shekau – ha spiegato martedì scorso il generale americano Thomas Waldhauser –. Lo Stato islamico, inoltre, non sembra ancora aver dato una grande assistenza logistica agli insorti nigeriani». Dall’inizio della ribellione nel 2009, Boko Haram ha comunque rapito oltre 2mila civili, ne ha uccisi almeno 20mila e ha provocato più di 2milioni di profughi. Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 25 giugno 2016 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: attualità avvenire cronaca

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance