LA BREXIT VISTA DALL’AFRICA: EVITARE IL CONTAGIO
La risalita del prezzo dell’oro, il valore del petrolio africano che sta subendo un nuovo choc, il calo della moneta sudafricana rand, che rispetto alla sterlina ci sta però guadagnando (per il momento). Il Brexit è sulle prime pagine di molti media africani. L’unica prospettiva offerta rimane comunque quella economica (a volte sportiva, legata al calcio). Sarebbe invece altrettanto interessante capire cosa significa il ritiro della Gran Bretagna dall’Unione Europea da un punto di vista “umanistico”. Sono solitamente più favorevole all’unione rispetto alla divisione. Per ragioni diverse, mi sento allo stesso tempo milanese, italiano, africano, e europeo, oltre a “cittadino del mondo”. Restare inerme davanti all’uscita dall’Ue di un Paese tanto importante a livello storico (nel bene e nel male) per l’Africa provoca una certa frustrazione. Avrei voluto partecipare a un dialogo più ampio su questa decisione. In seguito al Brexit, c’è chi pensa già al Frexit francese, un altro Paese che continua ad avere un enorme peso sulle relazioni africane con l’Europa. Gli analisti parlano di diversi contratti da rinegoziare, non unicamente a livello economico, ma anche sociale.In un periodo in cui in Mali il nord vuole staccarsi dal sud, in Nigeria il sud-est vuole nuovamente puntare all’indipendenza, e in Somalia le due regioni “semi-autonome” settentrionali vogliono ulteriormente separarsi dalla regione centro-meridionale, il Brexit non farà che accentuare questi sentimenti di divisione. È difficile pronosticare un miglioramento o peggioramento per la vita del cittadino comune se tutte queste separazioni venissero attuate. Sono invece incoraggianti gli esempi come quelli della Comunità dell’Africa Orientale (Kenya, Uganda, Tanzania, Burundi, Ruanda) a cui si è aggiunto quest’anno anche il Sud Sudan. Un vantaggio non solo da un punto di vista economico, ma anche rispetto alla migrazione e a una possibile maggiore comprensione tra le popolazioni di diversi Paesi. Per un continente come quello africano che da troppo tempo permette lo sfruttamento delle sue fratture interne, ispirarsi all’esempio britannico potrebbe essergli fatale, poiché per ogni divisione si rischia di perdere opportunità preziose di condivisione.
Matteo Fraschini Koffi per Afriknow.com | 26 giugno 2016 | Editoriali / opinioni