Erdogan cerca sponde in Africa

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NAIROBI, Kenya - «Abbiamo appena firmato sei nuovi accordi bilaterali. L’obiettivo è di raddoppiare il volume del commercio tra i due Paesi, portandolo da 250 milioni di dollari a 500. Incoraggio quindi il Mozambico ad aprire al più presto un’ambasciata in Turchia». Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, stava parlando pochi giorni fa dalla capitale mozambicana, Maputo. Era alla seconda tappa del suo ultimo tour africano che includeva anche Tanzania e Madagascar. Insieme a lui c’erano oltre 100 uomini d’affari turchi intenzionati ad alimentare il business tra la Turchia e il continente nero. «Come segnale della nostra fiducia per l’Africa – scriveva Erdogan l’anno scorso su un editoriale pubblicato dall’emittente qatarina Al Jazeera – la Turkish Airlines ha preso la coraggiosa decisione di entrare nel mercato africano ed espandere velocemente la propria rete con 48 destinazioni in 32 Paesi». Fino al 2003, la compagnia aerea turca volava invece solo nel Nord Africa. Tali cifre danno il senso di quanto Ankara stia spingendo per avere sempre più strette relazioni economiche in Africa. «Il commercio tra la Turchia e il continente africano era di 19,5 miliardi di dollari nel 2015 – documentano i dati ufficiali –. Quindi il 16% in più rispetto al 2008 e il 258% in più del 2003». Il volume dei progetti tra le società turche e quelle africane ha invece raggiunto i 55 miliardi di dollari. Inoltre, le esportazioni turche verso l’Africa sono aumentate di sei volte negli ultimi dodici anni, mentre le importazioni sono raddoppiate. «I turchi sono grandi commercianti e ora vogliono recuperare quello che hanno perso nei mercati di Iraq, Russia e Libia» spiega Michael Harris, analista presso la società d’investimenti, Renaissance Capital. «L’Europa è diventata troppo competitiva e i margini di profitto sono troppo bassi. Ecco perché la Turchia – continua Harris – preferisce costruire margini alti per il suo business in posti assai meno competitivi». È così che i tour africani di Erdogan, prima come primo ministro e poi come presidente, sono radicalmente aumentati negli ultimi dieci anni. I principali settori presi di mira vanno dall’energia al manifatturiero, dalle infrastrutture alle risorse minerarie come l’oro. «La Nigeria è uno dei nostri più importanti fornitori di gas naturale – sottolineava Hakan Cakil, ambasciatore turco nel Paese –. Qui abbiamo circa 70 società turche già attive». Dalla Turchia, altre aziende sono invece ap- prodate in Ghana e Zambia, dove forniscono elettricità grazie a delle piattaforme galleggianti, proprietà della Karadeniz Holding. «L’Africa ha un futuro molto promettente – ha detto Sarp Tarhanaci della AG Precious Metals, una società che da anni esporta oro da Burkina Faso, Ghana e Mali –, però bisogna prestare molta attenzione». Uno dei Paesi su cui più puntano le autorità di Ankara è invece la Somalia. «L’imponente aiuto umanitario della Turchia in Somalia è visto con sospetto da altri Paesi – afferma Abdullahi Hashi, un analista somalo –. È in corso una lotta per le risorse del nostro territorio e la Turchia è avvantaggiata grazie a una migliore percezione che evoca tra la popolazione locale». Il futuro economico tra la Turchia e l’Africa è infatti ricco di opportunità. «Nel 2005 abbiamo deciso di lanciare i summit per il partenariato Turchia-Africa – evidenziava Erdogan –. Cercheremo di promuovere una collaborazione più vicina, sviluppare soluzioni alle sfide comuni e trovare occasioni da cui beneficiare a vicenda». Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 31 gennaio 2017

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance