La Sierra Leone chiede aiuto: «In ginocchio dopo la frana»
Almeno quattrocento. Tale cifra ha già raggiunto il bilancio delle vittime della frana in Sierra Leone. Il dato non include le altre seicento persone ancora sepolte sotto il fango . Diversi Paesi esteri hanno offerto aiuti e messaggi di cordoglio. «Papa Francesco assicura coloro che hanno perso i loro cari della sua vicinanza in questo tempo difficile », ha detto, a nome del Pontefice, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano. Nel messaggio all’arcivescovo Charles Edward Tamba della capitale sierraleonese, Freetown, si legge: «Egli prega per tutti coloro che sono morti e sui loro familiari e amici in lutto invoca divine benedizioni e la forza della consolazione. Inoltre, Sua Santità esprime anche la sua solidarietà nella preghiera a coloro che lavora- no ai soccorsi e a tutti coloro che stanno fornendo sollievo e sostegno alle vittime di questo disastro». Le forti piogge degli ultimi giorni hanno provocato frane e inondazioni in alcune zone di Freetown tra cui i quartieri di Regent e Mortema. Lunedì, un’intera parte collina chiamata Sugar Loaf (pane di zucchero) è collassata spazzando via persone, abitazioni e veicoli. Ancora non si sa con certezza la gravità dell’impatto. «Siamo stati travolti dalla devastazione – ha detto il presidente Ernest Bai Koroma, visibilmente commosso mentre visitava i luoghi della tragedia –. Intere comunità sono state cancellate, abbiamo urgente bisogno di aiuto, ora». Il portavoce della presidenza, Abdulai Baraytay, ha indetto sette giorni di lutto nazionale. «C’è ancora molta gente da tirare fuori dal fango e dalle macerie». Tra i cadaveri sono stati ritrovati anche quelli di sessanta bambini. Il personale dell’ospedale Connaught a Freetown ha fatto i salti mortali per sistemare i corpi delle vittime, sebbene l’obitorio sia ormai oltre il limite della sua capienza. Oltre 3mila persone hanno, inoltre, perso le loro case. Il portavoce della Croce rossa locale, Patrick Massaquoi, ha riferito che i suoi colleghi stanno lavorando giorno e notte poiché si tratta di «un corsa contro il tempo». L’Italia ha stanziato 450mila euro che verranno divisi tra i colpiti delle alluvioni in Sierra Leone e Nepal. «Per contribuire ad alleviare almeno in parte il terribile disagio e il dolore del popolo nepalese e del popolo della Sierra Leone – ha detto ieri il ministro degli Esteri, Angelino Alfano –, l’Italia ha voluto mandare subito un segnale di solidarietà». I funzionari dell’Onu in Sierra Leone, di concerto con le organizzazioni umanitarie, stanno invece conducendo missioni di valutazione, in modo da aiutare le autorità. «Siamo intervenuti per evacuare le persone e per identificare e fornire assistenza logistica i sopravvissuti», ha affermato Stephen Dujarric, portavoce dell’Onu. Ieri sera è stata organizzata una veglia interreligiosa nello stadio di Freetown, mentre oggi ci sarà una prima sepoltura di massa per far posto negli obitori prima dell’arrivo di altri cadaveri.
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 17 agosto 2017
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