Nigeria, assaltato seminario
LOMÉ, Togo - Continuano senza sosta i brutali attacchi della comunità dei fulani in Nigeria. Ieri un gruppo di pastori armati ha preso di mira un seminario cattolico dello Stato federale di Taraba, nella regione centro-orientale del Paese. Tra i feriti ci sono due sacerdoti e diversi studenti. «Per piacere fratelli, pregate per noi», recitava ieri il messaggio del reverendo fratel Evaristu Bassey, direttore della Caritas nigeriana. «Il nostro piccolo seminario di Jalingo è appena stato attaccato dai fulani. Hanno sparato alla gamba di un prete e ne hanno picchiato un altro – ha scritto il religioso –, inoltre diversi seminaristi sono stati ricoverati e alcune loro auto hanno subito danni irreparabili».
I feriti sono al momento curati all’ospedale Federal medical center (Fmc) di Jalingo, la capitale statale. Sebbene la notizia di quest’ultima aggressione è stata comunicata velocemente, ancora non si sa se ci siano altre vittime. Da diversi anni, i fulani, pastori semi-nomadi in cerca di terre per i loro animali, si scontrano con le comunità locali di coltivatori, in gran parte di etnia hausa. Spesso il bestiame dei primi “sconfina” rovinando le coltivazioni degli ultimi. A causa del cambiamento climatico e della mancanza di una strategia politica per arrestare i combattimenti interetnici, le comunità fulane che prima occupavano il nord del Paese, ora discendono sempre di più verso la fascia centrale del territorio nigeriano in cerca di terreni e risorse idriche. Gli esiti di tale transumanza sono però devastanti. «Nel 2016 gli attacchi dei fulani hanno provocato più morti dell’offensiva jihadista di Boko Haram – affermano gli esperti –. C’è chi inizia a parlare di un possibile pre-genocidio».
Nello Stato confinante di Benue, a sud di Taraba, due preti cattolici e altri 17 fedeli sono invece stati uccisi durante la messa lo scorso aprile. Al loro funerale ha partecipato il vice-presidente nigeriano (cristiano), Yemi Osinbajo. Simili attacchi sono stati compiuti anche negli Stati di Borno e Katsina. «La matrice di tali massacri è questa volta interetnica e non interreligiosa – aveva dichiarato, già, nel 2014 il capo della polizia di Katsina, Hurdi Mohammed –. I residenti affermano che i responsabili sono dei ladri di bestiame di etnia fulana che hanno ucciso forse più di cento persone, tra cui molte donne e bambini». All’inizio del 2018, Amnesty International ha accusato il governo di usare la forza in modo eccessivo per sedare gli scontri. L’aviazione nigeriana avrebbe infatti ucciso 35 persone in raid compiuti lo scorso dicembre. «A gennaio i combattimenti tra pastori semi-nomadi e coltivatori hanno provocato almeno 168 vittime e migliaia di sfollati – recitava il rapporto della Ong –. L’esercito nigeriano sta minacciando le comunità che dovrebbe proteggere ». Durante il 2017, i civili rimasti uccisi erano invece oltre 540.
Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 29 maggio 2018 © RIPRODUZIONE RISERVATA