Elezioni, la Nigeria ci riprova

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Lomé (Togo) - La Nigeria ci riprova. Oltre 80 milioni di votanti sono chiamati oggi alle urne per eleggere il prossimo presidente, tra più di 70 candidati, e i futuri parlamentari, tra migliaia di pretendenti. Le elezioni generali erano state rimandate di una settimana sebbene le autorità non ne abbiano spiegato le ragioni in modo dettagliato. Tra le maggiori preoccupazioni c’è, al primo posto, la sicurezza. Giovedì ci sono stati due morti e 10 feriti nel villaggio di Kofa, vicino alla città settentrionale di Kano. Durante gli scontri tra sostenitori del governo e dell’opposizione, è stato attaccato il convoglio dell’ex governatore all’opposizione, Rabiu Kwankwaso. Settimana scorsa, invece, sono stati rinvenuti circa 130 cadaveri nella località settentrionale di Kaduna, teatro di attacchi tra le differenti comunità. Alcuni uffici elettorali sono inoltre stati bruciati da individui sconosciuti. C’è un clima di tensione accompagnato però da una certa frustrazione. I due principali candidati alle presidenziali, il presidente uscente, Muhammadu Buhari, e l’ex vicepresidente, Atiku Abubakar, sono considerati prodotti del vecchio establishment nigeriano. Entrambi sono originari del nord, musulmani e hanno passato i settant’anni.

Nonostante queste credenziali, sarà la gioventù che rappresenta oltre metà dell’elettorato, a determinare la scelta del capo di Stato. «Solo un giovane leader può salvarci – commentano molti nigeriani –. Le vecchie guardie non hanno niente da offrire». Gran parte della popolazione sostiene che sarà comunque difficile riscontrare un vero cambiamento nel Paese. «Abbiamo i mezzi per migliorare la nazione: petrolio, risorse umane, e una forza-lavoro giovane e istruita – ha detto lo scrittore nigeriano, Chigozie Obioma –. Sappiamo però che tali strumenti non saranno sfruttati a causa di avidità, tribalismo e corruzione». Sia Buhari, del partito Congresso di tutti i progressisti (Apc), che Abubakar, membro del Partito democratico del popolo (Pdp), hanno fatto campagne elettorali in passato. Il primo è stato un leader militare e più volte candidato presidenziale, mentre il secondo è stato un candidato governatoriale e ha ricoperto la carica di vicepresidente negli anni Duemila. Entrambi hanno potere e soldi.

Settimana scorsa, per calmare gli animi dei propri sostenitori, tutti e due hanno firmato un «accordo di pace preventivo». «Ci impegneremo a rispettare i risultati delle elezioni», recitavano i comunicati dei due candidati. Il malcontento, però, è generale. Son oltre 6 milioni le persone senza un lavoro. Quasi 200 milioni di nigeriani hanno inoltre denunciato l’incapacità del governo di sedare la ribellione jihadista nel nord e quella politica nel centro-sud del territorio.

Boko Haram continua ad attaccare senza sosta, mentre il sud e altre aree della Nigeria sono teatro di banditismo, rapimenti e scontri intercomunitari. Il peggior nemico di questo processo elettorale, però, sarà probabilmente l’astensionismo. Non solo nelle aree più a rischio di attentati terroristici, ma anche in altre regioni più benestanti del Paese.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 23 febbraio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: avvenire cronaca politica

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance