Jihadisti senza tregua nel Sahel: 80 morti in Burkina, Mali e Ciad

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DAKAR, Senegal - Sangue e terrore. Dal Burkina Faso al Mali, dal Camerun al Ciad, la situazione nel Sahel continua ad aggravarsi a causa di un’offensiva jihadista che pare inarrestabile e sempre più agguerrita. Negli ultimi giorni è morta un’ottantina di persone, in gran parte civili, ma anche numerosi militari.

Nonostante le varie promesse di un maggiore impegno delle forze di sicurezza locali e straniere, i militanti islamici stanno dimostrando di poter colpire in qualsiasi luogo e momento. «Almeno 50 civili sono stati uccisi in un attacco durante il fine settimana nel nord del Paese», ha confermato ieri alla stampa una fonte governativa in Burkina Faso: «Un gruppo armato ha attaccato il mercato del villaggio di Silgadji riunendo gran parte dei presenti. Dopo aver diviso gli uomini dalle donne – continua la stessa fonte –, gli aggressori hanno ucciso tutti gli uomini e liberato le donne». Secondo le autorità locali si tratta dell’ennesimo massacro di cui è responsabile uno dei numerosi gruppi jihadisti che occupano vaste aree del territorio. Il governo burkinabé, incapace di gestire la crisi scoppiata nel 2015, ha persino approvato una legge che permette a delle milizie locali di essere reclutate dall’esercito come informatori e combattenti. Un cambio di marcia giudicato «molto pericoloso» secondo l’opinione di vari esperti, i quali temo- no si possa raggiungere un livello di violenze ancora più grave nel porre delle armi nelle mani di civili.

 

Uno scenario simile si riscontra anche in Mali, dove domenica sono rimasti uccisi 20 soldati locali in seguito a un attentato jihadista. «Uomini armati a bordo delle loro motociclette hanno preso di mira il campo militare di Sokolo, nella regione centrale di Segou – hanno spiegato alcuni sopravvissuti all’attacco –. Abbiamo fatto i funerali di alcune delle vittime nella sera di domenica

». I terroristi nigeriani di Boko Haram hanno invece provocato la morte di sei soldati ciadiani (altre fonti parlano di dieci) nella regione del Lago Ciad. Secondo le prime ricostruzioni, i militari sono rimasti vittime di un’imboscata lunedì scorso sull’isola di Tetewa. «I nostri uomini stavano pattugliando l’area – ha detto ieri Taher Erda, alto funzionario dell’esercito ciadiano –. Infine sono stati sorpresi dai militanti della Provincia dell’Africa occidentale dello Stato islamico (Iswap), una fazione che ha abbandonato Boko Haram».

Iswap è anche responsabile di diversi attentati nel vicino nord del Camerun, dove i civili continuano a vivere nella paura. «Non passa giorno in cui non vi sia notizia di nuovi attacchi e incursioni dei terroristi attraverso la frontiera tra Camerun e Nigeria – ha confermato Bruno Ateba, vescovo di Maroua-Mokolo, all’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre –. I rapimenti e le esecuzioni dei contadini hanno portato ad un vero e proprio regno del terrore ». Sebbene la Francia abbia dichiarato di aumentare le proprie operazioni militari nella regione, i progressi tardano a venire. Parigi ha inoltre chiesto aiuto agli Usa. Arrivato oggi alla fine del suo tour sul continente nero, l’inviato degli Usa per l’Africa, Tibor Nagy, ha però dichiarato: «I Paesi africani devono essere in grado di assumersi le loro responsabilità».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 29 gennaio 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: avvenire cronaca

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance