«Abusate durante ebola da parte di operatori Onu»

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DAKAR, Senegal - Una piaga che sembra impossibile da debellare. Ancora una volta, infatti, funzionari dell’Onu e operatori umanitari di organizzazioni non governative (Ong) si trovano nell’occhio del ciclone

perché accusati di violenze sessuali nelle aree in cui intervengono. Almeno 50 vittime hanno denunciato casi avvenuti durante l’epidemia di ebola nella Repubblica democratica del Congo tra il 2018 e il 2020.

«Le violenze sessuali sono state perpetrate nella regione di Beni, località nel nord-est del Congo – afferma un rapporto della Fondazione Thomson Reuters e di The new Humanitarian –. Le vittime erano costrette ad avere rapporti sessuali con gli operatori umanitari, e a chi rifiutava veniva tolto il lavoro». Le agenzie umanitarie citate nell’investigazione sono numerose. Le 51 donne intervistate hanno puntato il dito contro l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Unicef, e le Ong come Medici senza frontiere (Msf), Oxfam, World vision e Alima.

«Sono accuse strazianti che verranno prontamente investigate – ha detto ieri Matshidiso Moeti, direttrice regionale per l’Africa presso l’Oms –. Le persone coinvolte dovranno far fronte a gravi conseguenze». Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha assicurato che l’organizzazione avvierà «un’inchiesta completa» nei confronti dei responsabili. In realtà, nessun operatore umanitario è fiducioso. Nonostante alcuni passi fatti all’interno delle varie organizzazioni negli ultimi anni, i risultati tardano a venire. Alcune agenzie umanitarie hanno disposto l’utilizzo di un numero verde da chiamare in caso di violenze, ma in gran parte dei casi il telefono non squilla. «Le vittime hanno paura di perdere il loro lavoro, di essere riconosciute, o semplicemente si vergognano a raccontare ciò che gli è successo – affermano gli esperti –. Quando le denunce vengono fatte, invece, i responsabili sono promossi o semplicemente trasferiti in un altro Paese».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 2 ottobre 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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