Il Sahara uccide 34 migranti 20 bimbi tra i morti per sete

Migrante in Agadez (Niger)
Il Sahara uccide 34 migranti 20 bimbi tra i morti per sete Traditi dai trafficanti al confine tra Niger e Algeria DAKAR, Senegal -- Non ce l’hanno fatta. I 34 corpi senza vita scoperti dalle autorità del Niger nella cittadina di Assamakka, a pochissimi chilometri dal confine con l’Algeria, erano lì da almeno una settimana. Secondo le prime informazioni, 20 di essi sono bambini. Abbandonati alla loro sorte tra le tremende dune sabbiose del Sahara. Sono apparentemente morti di sete, mentre tentavano a tutti i costi di raggiungere il centro abitato più vicino. Non sono i primi a morire in questo modo e purtroppo non saranno di certo gli ultimi. «Abbiamo recuperato 34 corpi di migranti, tra cui 20 minorenni, che volevano raggiungere l’Algeria», ha riferito ieri Bazoum Mohammed, ministro dell’Interno nigerino: «La nostra impressione è che siano morti di sete dopo essere stati abbandonati dai loro trafficanti vicino a Assamakka. A giudicare dalle condizioni dei cadaveri – ha continuato Mohammed – la morte risale a circa una settimana fa, tra il 6 e il 12 giugno». Dalla capitale Niamey, i funzionari governativi hanno precisato che il gruppo di adulti era formato da 5 uomini e 9 donne. Gli unici due corpi identificati sono quelli di una coppia di nigeriani di 26 anni: con ogni probabilità si tratta di persone che scappavano dalle violenze dei jihadisti di Boko Haram nel loro Paese. Oppure provenivano dalla sempre più inaccessibile regione del Lago Ciad, dove una forza multinazionale africana sta combattendo l’ondata jihadista che si sta espandendo a macchia d’olio dal nord della Nigeria verso il Camerun, il Ciad e il Niger. «Il livello di abusi e violazioni dei diritti umani è ormai allarmante – avevano dichiarato il mese scorso funzionari della le Nazioni Unite impegnati negli aiuti ai profughi che fuggono dalla regione del Lago Ciad –: Boko Haram sta minacciando la pace e la stabilità dell’intera Africa centrale e occidentale». Si stima che oltre 2,6 milioni di civili sono sfollati o rifugiati nelle aree prese di mira dagli jihadisti nigeriani. Per questo chi può cerca di arrivare in nord Africa e Europa. Durante il 2015, circa 120mila persone hanno attraversato la cittadina nigerina di Agadez, la cosiddetta «porta del deserto», per raggiungere il Mediterraneo. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sono stati invece «oltre 60.900 i migranti passati per la stessa zona tra febbraio e aprile di quest’anno». Il Niger è infatti una delle principali rotte migratorie verso l’Unione Europea e in particolare verso l’Italia. A causa del conflitto e delle violenze in Libia, sempre più migranti sembrano ora scegliere la via che li porta in direzione dell’Algeria. Come per gli scafisti, sono molti i casi in cui i trafficanti, dopo aver raccolto il denaro, lasciano i loro “clienti” nel mezzo del nulla, a troppi chilometri di distanza dalla meta prevista. Non ci sono cifre precise, ma le autorità dei Paesi coinvolti sono ancora più in difficoltà quando affrontano la problematica dei morti nel Sahara. L’area è troppo estesa e i trafficanti continua a cambiare direzione per non essere arrestati o “tassati”. «Purtroppo il traffico di esseri umani in questa area fa guadagnare molti soldi – affermano gli esperti locali –. Per questo fermare tale tipo di migrazione resta un obiettivo inarrivabile». BOX AGADEZ: Parte da Agadez la rotta dei disperati nel mare di sabbia-- Quasi tutti i migranti provenienti dall’Africa occidentale e centrale passano per Agadez, la “Lampedusa del deserto”, con l’intenzione di attraversare il Sahara. Gambia, Senegal, Niger, Nigeria, Mali, Costa d’Avorio, Camerun, e molti altri Paesi della regione vedono partire decine di migliaia dei propri cittadini ogni anno. Durante il viaggio i migranti sono costretti a pagare trafficanti e funzionari della sicurezza a ogni frontiera e posto di blocco. Chi non paga viene arrestato, picchiato, denudato e derubato. Arrivati nel “cuore” geografico del Niger, si sistemano in uno dei “ghetti” di Agadez suddivisi solitamente per nazionalità. Quando il denaro finisce, aspettano pazientemente, a volte per anni, che qualcuno della famiglia glielo invii. Pochissimi hanno il coraggio di tornare indietro, mostrando così ai loro familiari di aver “fallito'. La maggioranza, infatti, fa di tutto per continuare la strada. Da Agadez si parte ogni giorno sulle traverse dei camion o nei cassoni delle vetture 4x4. L’inferno del deserto, dove fermarsi vuol dire morire, ha registrato negli ultimi 20 anni un radicale aumento del traffico di veicoli strapieni di disperati. E le autorità nigerine hanno ormai assunto una politica molto controversa: l’alto livello di corruzione e violazioni dei diritti umani non permette infatti di capire la vera entità di tale fenomeno migratorio. Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 17 giugno 2016 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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