Nairobi, ritorna al-Shabaab Assalto all’hotel: sette morti

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Lomé, TOGO - Nairobi è stata colpita ancora una volta. La capitale keniana, più volte nel mirino del terrorismo islamico, ha tremato ieri in seguito a due esplosioni in un noto complesso alberghiero e alla conseguente sparatoria. L’attentato, durato alcune ore, è stato subito rivendicato dai jihadisti di al Shabaab. Per il momento sono rimaste uccise almeno sette persone mentre sono decine i feriti.

«Non c’è stato il tempo di contare le vittime, ma cene sono – ha detto ieri un ufficiale di polizia entrato nel compound dove risiede il Dusit Hotel –. Alcuni corpi sono nei ristoranti al primo piano, altri nei piani più alti. C’è sangue dappertutto ». Secondo le autorità locali, è morto almeno un attentatore suicida, il cui cadavere è stato ritrovato con ancora la cintura esplosiva addosso. Al-Shabab ha rivendicato l’uccisione di «47 nemici». L’ispettore generale della polizia keniana, Joseph Boinnet, ha detto nel pomeriggio che: «Le forze di sicurezza stanno lavorando per riportare la situazione alla normalità nel più breve tempo possibile». E a sera tutto era tornato «sotto controllo».

L’attacco è iniziato verso le tre del pomeriggio. Secondo le prime ricostruzioni, almeno quattro uomini armati sono entrati nel complesso sparando in modo indiscriminato. Nel mentre ci sono state due forti esplosioni che hanno colpito l’hotel e diversi uffici all’interno del complesso. «Insieme alle bombe ci sono stati anche un sacco di spari – ha riferito un cameriere sopravvissuto all’attentato –. Ho visto pure tante auto che hanno preso fuoco ». Decine di persone sono fuggite verso l’uscita con le mani alzate. In poco tempo sono intervenute le guardie di sicurezza a cui si sono poi aggiunti agenti della polizia e militari. Ma sono arrivati sul posto anche uomini delle forze di sicurezza statunitensi e britanniche, alleati del Kenya per combattere il terrorismo.

Durante le operazioni di sicurezza, sono stati fotografati alcuni cadaveri di persone piegate sui tavoli dove stavano mangiando. «Il Kenya è ormai da tempo un obiettivo prevedibile di al-Shabaab – ha detto Andrea Bollini, cooperante italiano a Nairobi con l’organizzazione non governativa, Amref –. Con questo attacco sono stati presi di mira luoghi frequentati dalla borghesia, dalla classe media, ma anche ritrovi popolari per la gente comune». Il Dusit Hotel è situato a Westlands, un quartiere di Nairobi già attaccato nel 2013 quando i jihadisti hanno preso di mira il centro commerciale Westgate provocando 67 morti.

Secondo gli analisti potrebbero essere diverse le ragioni legate alla data dell’attentato. Il 15 gennaio del 2016 era stata attaccata una base militare delle forze di pace Amisom a El Adde, nel sud-ovest della Somalia. Lunedì scorso è però iniziato anche il processo contro tre individui accusati di aver aiutato i ribelli di al-Shabaab a colpire il centro Westgate. Giovedì scorso, invece, il governo keniano ha pubblicamente dichiarato che le «Kdf rimarranno nel sud della Somalia».

Non ci sono stati ancora risultati concreti da quando il Kenya ha invaso la Somalia nel 2011 poiché voleva rendere più sicuro il proprio territorio. Inoltre, gli Stati Uniti hanno affermato a fine dicembre di aver ucciso circa 60 militanti shabaab grazie a diversi bombardamenti lanciati vicino alla capitale somala, Mogadiscio. Una cosa è certa: fino a quando l’esercito keniano resterà in Somalia, al Shabaab ha giurato di voler continuare a colpire senza sosta la maggiore economia dell’Africa orientale.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 16 gennaio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance