In Africa la politica è sempre più donna

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AFRICA - La parità di genere sta aumentando al’interno della politica di vari Paesi africani. Nell’ultimo anno, infatti, quattro Stati del continente, Ruanda, Etiopia, Sudafrica e Guinea Bissau, hanno creato governi suddivisi equamente tra ministri e ministre. Un segnale importante. «Secondo la mia esperienza le donne sono meno corrotte degli uomini – ha dichiarato apertamente Abiy Ahmed, giovane primo ministro etiope, dopo aver formato lo scorso ottobre il suo nuovo governo con 20 responsabili di dicasteri –. Queste ministre aiuteranno il Paese a ripristinare pace e stabilità».

Nello stesso periodo l’Etiopia aveva inoltre nominato Salhe-Work Zewde, il primo presidente donna del Paese. L’anno scorso anche il Ruanda ha raggiunto il 50 per cento delle donne al governo, oltre ad avere già il 61% di parlamentari donne. «Solo così potremo riuscire a ridurre radicalmente i crimini e le discriminazioni di genere», aveva commentato all’epoca la presidenza ruandese.

Il “Paese dalle mille colline” era già noto

per aver promosso durante gli ultimi anni una politica che vuole la donna nei principali ruoli di decisione. Quest’anno è stato invece il turno del Sudafrica e della Guinea Bissau, dove sono stati adottati vari cambiamenti a livello governativo avvenuti tra giugno e luglio. La sudafricana Patricia De Lille, per esempio, si era candidata alla presidenza. Sebbene non abbia vinto, Cyril Ramaphosa, attuale presidente, ha deciso di offrirle il ministero dei Lavori pubblici e delle infrastrutture. Lille è una delle 14 ministre che fanno parte del governo sudafricano composto da 28 membri. «Vogliamo sviluppi positivi nel governo – ha spiegato Ramaphosa –. Stiamo quindi promuovendo un buon equilibrio relativo a genere, giovinezza, estensione geografica ed esperienza ». Con 16 ministri nel proprio governo, la Guinea Bissau è invece il Paese africano che più recentemente, a inizio luglio, ha diviso in modo equo tra uomini e donne le nomine per i propri ministeri: Esteri, Salute e Giustizia sono tutti occupati da donne. «Si tratta di un cambiamento molto positivo per la Guinea Bissau – afferma ad “Avvenire” Silvia De Giuli, a capo del dipartimento di genere della Missione Onu nel Paese (Uniogbis) –. Le nostre iniziative cercano infatti di sostenere questa nuova linea politica a livello sociale, mediatico e comunitario».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 28 luglio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: attualità avvenire

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance