Burkina Faso, attacco in chiesa

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DAKAR, Senegal - Ancora sangue e terrore in Burkina Faso. Fino a pochi anni fa il Paese rappresentava un’oasi di pace nel Sahel segnato dal conflitto ancora in corso in Mali e Niger, ora è anch’esso lacerato dalla violenza. Domenica è stata attaccata l’ennesima chiesa da un gruppo jihadista non ancora identificato che ha ucciso 24 persone e ne ha ferite 18

. «I militanti islamici hanno preso di mira il villaggio di Pansi, nel nord-est del Paese», ha confermato il colonnello Salfo Kaboré, governatore del Sahel, una delle 13 regioni del Burkina Faso. «Tra i morti c’è un pastore di un gruppo evangelico, mentre altre tre persone sono state sequestrate. Secondo i sopravvissuti, i responsabili hanno diviso gli autoctoni dai nonresidenti prima di sparare».

 

Una folla di fedeli stava seguendo il culto quando gli aggressori hanno fatto irruzione. È stata poi incendiata la chiesa e sono stati saccheggiati i negozi vicini. «I terroristi volevano colpire un’altra chiesa e i suoi fedeli – hanno riferito i media locali –. Ancora una volta le forze di sicurezza non sono riuscite a intervenire per tempo». La situazione è talmente grave che il Parlamento burkinabé ha recentemente approvato una legge controversa con l’obiettivo di iniziare ad armare i volontari civili dopo un addestramento di due settimane. «Doneremo armi, equipaggiamento e materiale logistico ai maggiorenni che si proporranno di combattere i terroristi – hanno affermato le autorità dalla capitale, Ouagadougou –. Le reclute avranno il compito di fornire informazioni all’esercito e difendere i villaggi più a rischio che si trovano al confine con Mali e Niger».

Dal 2015 il Burkina Faso soffre sotto la minaccia jihadista che ha provocato «oltre 750 morti e 700mila profughi», stimano le organizzazioni umanitarie. Il Paese, diviso in 45 province dove abitano circa 20 milioni di persone, è diventato in poco tempo uno dei più insicuri del-l’Africa occidentale. A causa dell’offensiva jihadista, secondo le Nazioni Unite «oltre 2mila scuole sono rimaste chiuse quest’anno in gran parte del territorio», il doppio rispetto al 2019. Tra le vittime provocate da un numero imprecisato di gruppi di militanti islamici ci sono civili e fedeli di tutte le confessioni, tra cui quelle musulmana e animista, le maggioritarie, mentre la comunità cristiana rappresenta circa il 25% della popolazione.

Attaccati anche militari e funzionari dell’amministrazione locale. Oltre alle uccisioni, sono sempre più frequenti i sequestri di cittadini burkinabé e stranieri. Verso la fine del 2018 è stato rapito il padovano Luca Tacchetto, mentre viaggiava in auto con la sua amica canadese Edith Blaise. Di loro non si hanno più notizie dopo che alcuni esperti hanno riferito l’anno scorso che la giovane coppia si troverebbe «tra le mani di jihadisti in Mali». Da Parigi, invece, è stata confermata ieri la morte di un soldato francese durante un’operazione militare in una località ignota del Burkina Faso. L’ex potenza coloniale ha più volte richiesto l’aiuto militare degli Stati Uniti, il cui esercito sta però riducendo il numero di soldati nel Sahel. «Nonostante l’intenzione di ridurre la nostra presenza militare nella regione – ha affermato ieri Mike Pompeo, arrivato in Angola, seconda tappa del suo tour africano –. Cercheremo comunque di trovare una soluzione che, rispetto alla sicurezza, soddisferà tutti quanti». Secondo il presidente burkinabé, Roch Christian Kaboré, la pericolosa implosione del Paese è direttamente collegata alla caduta dell’ex presidente, Blaise Compaoré, e alla voglia di quest’ultimo di riconquistare un ruolo importante nell’attualità del Paese. «Non è un caso che da quando Compaoré e i suoi consiglieri politici e militari hanno perso il potere nel 2014, poco dopo è iniziata l’offensiva jihadista – affermano gli esperti –. L’ex presidente, dopo 27 anni di governo, era un “padre” per l’esercito e aveva strette relazioni con tutti i gruppi armati della regione».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 18 febbraio 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: avvenire cronaca

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance