Congo / L’Onu: «Lasciateci indagare»

RDCongo

LOMÉ ( TOGO) - L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Raad al-Hussein, ha fatto appello ieri affinché sia consentita un’investigazione internazionale per i massacri avvenuti nella provincia centrale di Kasai, in Repubblica democratica del Congo. Sono infatti oltre 40 le fosse comuni trovate nella regione. «La risposta delle autorità congolesi agli abusi commessi durante il conflitto in corso resta altamente inadeguata», ha dichiarato ieri al-Hussein dalla sua base a Ginevra. L’Onu ha affermato di aver scoperto «42 fosse comuni con i cadaveri di almeno 400 vittime». Dopo un periodo di forti pressioni, il governo congolese ha confermato questa settimana di voler aprire «un’investigazione congiunta con l’Onu», senza però fornire dettagli sulla tempistica. La tensione in Congo, un Paese grande quanto l’Europa occidentale, è sempre più alta da quando il presidente, Joseph Kabila, ha posticipato le elezioni a tempo indeterminato. Nella provincia di Kasai, una regione ricca di diamanti, la popolazione locale ha quindi costituito delle milizie per difendere l’area dai soprusi delle autorità. Lo scorso marzo almeno 40 poliziotti sono stati decapitati e due investigatori delle Nazioni Unite, un americano e una svedese, hanno perso la vita durante le loro ricerche nella zona. I governi di Stati Uniti e Svezia hanno infatti chiesto al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di «lanciare il prima possibile un’inchiesta per trovare i responsabili delle uccisioni». Il livello di sicurezza si sta deteriorando rapidamente e sono oltre un milione i civili scappati dalle violenze in Kasai nell’ultimo anno. «I soldati hanno commesso dei crimini ma non sono i soli – ha affermato il generale Joseph Ponde, procuratore dell’esercito –. I membri della milizia Kamuina Nsapu sono anch’essi responsabili di uccisioni barbariche che non possiamo ignorare». Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 11 giugno 2017

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance