Africa, conflitti e siccità: così la fame non arretra

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La notizia buona: il mondo manifesta stabili progressi nella lotta contro la fame. Quella cattiva: in Africa subsahariana sta aumentando il numero di «persone sottonutrite» , soprattutto a causa dei conflitti e del cambiamento climatico. L’ultimo rapporto dell’Organizzazione Onu per il cibo e l’agricoltura (Fao) espone cifre preoccupanti.

«La prevalenza della malnutrizione cronica è aumentata tra il 2015 e il 2016 dal 20,8 per cento al 22,7 rispettivamente – recita lo studio che ha come tema “La sicurezza alimentare, la nutrizione e il nesso con i conflitti” ed è stato presentato ad Abidjan, in Costa d’Avorio –. Siamo quindi passati da 200 milioni a 224, pari al 25 per cento del totale rappresentato da 815 milioni di persone sottonutrite a livello mondiale».

Tra il 2000 e il 2010, l’Africa subsahariana era riuscita a far calare i livelli di malnutrizione «dal 29,1 per cento al 20,6». Negli ultimi due anni, però, in molti Stati si è registrato un marcato peggioramento. «Le cause principali sono l’impatto dei conflitti in corso e le condizioni climatiche avverse», ha spiegato il nigeriano Bukar Tijani, di- rettore generale aggiunto della Fao e rappresentante regionale per l’Africa.

«Le gravi siccità, legate in gran parte al fenomeno di El Niño, hanno provocato cattivi raccolti e la perdita di bestiame. Contemporaneamente – ha continuato Tijaini –, ci sono spesso guerre prolungate che hanno determinato un incremento dell’insicurezza alimentare nella regione». Dei 489 milioni di africani che soffrono la fame, quasi la metà vive nei 13 Stati più colpiti da tale fenomeno. Paesi come Somalia, Sud Sudan, ed Etiopia, nell’est del continente; Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo e Ciad nell’area centrale; Mali, Niger e Nigeria invece nella parte occidentale. Il rapporto prende come esempio più lampante la regione del Lago Ciad. A causa dell’insurrezione jihadista di Boko Haram, lanciata dalla Nigeria nel 2009, la guerra si è estesa negli anni a Camerun, Niger e Ciad.

Le zone altamente insicure sono radicalmente aumentate, mentre decine di migliaia di civili sono morti o continuano a sopravvivere senza la certezza di un domani. «Il conflitto tra i miliziani di Boko Haram e gli eserciti regionali hanno creato un’enorme crisi umanitaria in un’area già caratterizzata da insicurezza alimentare, povertà e condizioni ambientali degradanti – sottolinea ancora lo studio della Fao –. Diverse città e villaggi sotto il controllo dei jihadisti necessitano di interventi umanitari su larga scala e sono diventati un’assoluta priorità per i Paesi coinvolti e i loro partner».

Situazioni altrettanto drammatiche si riscontrano anche in Sud Sudan, un territorio in guerra da oltre 60 anni, e in Somalia, teatro di un conflitto civile dal 1991. «Con la Dichiarazione di Malabo del 2014, i leader africani hanno riaffermato i principi degli obiettivi per porre fine alla fame e dimezzare la povertà entro il 2025 come ipotizza l’Onu – aggiunge lo studio sulle condizioni dell’alimentazione delle popolazioni a sud della regione del Sahara –. Bisogna quindi riuscire a incrementare il commercio intra-africano e migliorare la capacità di ripresa dei mezzi di sussistenza rispetto al cambiamento climatico in corso sul pianeta e ad altri choc».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 19 novembre © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance